Anche Sassari aderisce alla campagna nazionale di sensibilizzazione "Mi illumino di Tiffany", promossa dall’Alto (Associazione lotta al tumore ovarico).

Stasera il palazzo della Provincia, palazzo Ducale, la caserma La Marmora, sede del Comando della Brigata Sassari, oltre alla Venere di Milo nell’istituto d’arte, sono stati illuminati con il colore simbolo della malattia che ogni anno colpisce 6mila donne.

«Il tumore ovarico - spiega Maria Teresa Cafasso, presidente di Alto -  è una malattia silenziosa e aggressiva, che spesso viene diagnosticata in fase avanzata».

Ad “accendere” i vari luoghi sono stati la prefetta Grazia La Fauci, il generale Stefano Messina e il sindaco Giuseppe Mascia.

«L’illuminazione dei monumenti - aggiunge la presidente - è un gesto simbolico, ma potente: accendiamo i riflettori su una realtà che non può più restare nell’ombra. Servono nuove cure, servono diagnosi più tempestive, serve fare rete per non lasciare sole le donne che ricevono questa diagnosi».

Alto nasce nel 2023, anche per la volontà di Irene, venuta a mancare lo stesso anno. «Quando mia moglie è morta- afferma Giuseppe Ruiu, socio onorario di Alto- ho deciso di appoggiare le attività dell’associazione, promuovendo insieme alle socie un convegno sulla patologia che si è tenuto nella Brigata Sassari a fine 2023».

«Alto fornisce un sostegno- dichiara Isabella Palopoli, una delle sue consigliere- attraverso un gruppo facebook e uno whatsapp. Abbiamo costituito un comitato scientifico e attraverso le dirette facebook le donne possono chiedere consigli a chi studia la malattia».

Il tasso di mortalità è del 40% e, poiché si tratta di un tumore con diversi sottotipi, ha bisogno di cure differenti. «Questa giornata- ricorda Cafasso- è un’occasione per dire a tutte le donne: ascoltate il vostro corpo, non sottovalutate segnali come gonfiore addominale persistente, senso di sazietà precoce o dolore pelvico. E diciamolo anche ai medici: dobbiamo imparare a riconoscere presto il tumore ovarico. Solo così possiamo cambiare il destino di tante pazienti».

Tra i siti che hanno aderito in tutta Italia figurano anche l’università La Sapienza di Roma, il palazzo Lanfranchi di Matera, i templi di Paestum, il Palazzo di città a Salerno, piazza Eraclea di Policoro, il teatro Massimo di Palermo, l’arco dell’orologio di Montalbano Jonico, via Mercato vecchio a Udine.

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