Sassari, accoltellata alle spalle dallo zio: «Continuava a dire “lo devo fare”»
Roberta Mazzone, 49 anni, è stata aggredita lo scorso 21 gennaio nella sua abitazione. La donna ha ripercorso quegli attimi di terrorePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Attimi in cui si rischia di essere uccisa e che si ricordano con dolore a distanza di mesi. Roberta Mazzone, 49 anni, è stata accoltellata il 21 maggio nella sua casa di via Cabu d’Ispiga a Sassari nel quartiere di Monte Rosello. A trafiggerla lo zio del marito, Domenico Ottomano, 55 anni, barese, che conviveva con la coppia da qualche mese, e che, stamattina in tribunale a Sassari, ha letto alcune dichiarazioni spontanee, in sede d’abbreviato e davanti al gup Sergio De Luca su quel che è accaduto. Ha chiesto scusa ma anche dipinto uno scenario in cui avrebbe subito diverse richieste di denaro per la sua permanenza nell'abitazione.
Versione respinta da Roberta che ha anche ripercorso, dopo l'udienza, la sequenza di terrore avvenuta quel giorno all’ora di pranzo. «Ero appena tornata a casa e mi ha detto che era arrivato un pacco. Quando sono entrata nella stanza mi ha accoltellata alle spalle due volte». È vestita con un giubbotto largo e due maglioni e questo, secondo lei, l’ha salvata. Riceve i fendenti che la trafiggono all’altezza dei reni: «Quando gli ho chiesto perché ha risposto: “Lo devo fare”». Poi la colpisce con un pugno e le spacca il coltello in testa. «Un coltello di sua proprietà preso qualche tempo prima al supermercato vicino». Mazzone perde molto sangue e l’uomo, riferisce lei, scappa chiudendosi in una stanza e spaccando una statuetta. «Sono andata dalla vicina chiedendo aiuto e dicendole di chiuderci a chiave perché ci avrebbe ammazzate. Poi dopo un po’ ho perso conoscenza».
E viene prelevata dal personale sanitario, condotta al Santissima Annunziata dove rimane tra la vita e la morte per qualche giorno: «Deliravo, chiamavo mia madre, morta da tempo, e chiedevo di mio marito Michele». Ottomano intanto telefona alla polizia di Stato sostenendo che la donna fosse caduta sulla lama. Ma quello che Roberta e il marito Michele suppongono è che l’aggressione sia stata pianificata, rubando le chiavi della loro parte di casa, che lui non aveva, entrandovi dentro dopo aver spaccato la finestra del bagno. E la tensione tra i tre è stata evidente oggi in tribunale tanto che è dovuta intervenire la polizia penitenziaria.
«Lui mi disgusta», dice Michele che poi ricorda: «Ero disperato quando ho visto Roberta in quelle condizioni». Lei tra l’altro, dopo un primo periodo in carrozzina, ora cammina con l’ausilio di un bastone e con grande fatica, conseguenza dei danni inferti ai reni dalle coltellate. «Voglio ringraziare- dichiara Roberta Mazzone- i dottori che mi hanno permesso di restare in vita». Purtroppo non sarà più in grado di lavorare come badante. «Tutto per causa sua. Ancora penso ai 400 euro che avevo guadagnato in quei giorni e che si è rubato». Il 25 giugno si terrà la discussione dell’abbreviato: la pm titolare è Elisa Succu, l’avvocato Elisabetta Udassi rappresenta la parte civile mentre il legale della difesa è Andrea Piroddi.