“Quando la Medicina incontra l’Archeologia” è il titolo di un convegno in programma sabato 20 maggio all’hotel Catalunya di Alghero, organizzato da Across Sardinia Congressi, responsabile scientifico Antonio Uneddu.

«Nella pratica quotidiana della medicina ci si chiede spesso se le malattie che oggi si incontrano siano da tempo presenti, quando siano state individuate e come siano state scoperte. Anche l’archeologo quando localizza antichi corpi non può fare a meno di interrogarsi se sia davanti ad un evento naturale o ad un decesso dovuto ad una evidente patologia acuta, cronica e/o a traumatica», si legge nella nota.

Comune ad entrambe le professioni è la curiosità di conoscere, di saperne di più.

Da ormai molti anni la Paleopatologia studia le malattie delle popolazioni del passato attraverso l’esame dei resti umani fino a diventare attualmente una scienza autonoma, branca della medicina, ma con forte carattere di interdisciplinarietà con la Storia, l’Archeologia, l’Antropologia, l’Anatomia patologica, la Microbiologia, la Biologia molecolare ecc.

Ma non tutto può essere letto nel semplice approccio ad uno scheletro o ad una mummia: gli archeologi oggi studiano anche gli antichi paesaggi dei nostri antenati, per chiedersi come vivevano, cosa mangiavano, cosa producevano e commerciavano. «Anche da questa ricerca la medicina può ricavare importanti insegnamenti, confrontare le certezze acquisite con le epoche precedenti, studiarne la qualità della vita, dell’ambiente, far esperienza di quello che viene portato alla luce per correggere eventuali errori e migliorare le terapie.

In tutto il mondo archeologia e medicina in qualche modo si confrontano, ma soprattutto in Sardegna indagare ed interrogare il passato, prima e dopo la civiltà nuragica, ha condotto ad importanti risvolti sulla comprensione delle patologie presenti nel nostro territorio», prosegue il comunicato.

© Riproduzione riservata