Quando il Coro di Florinas cantò per la pace nei Balcani
Era il 1999: Sarajevo mostrava le ferite di un assedio durato quattro anniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il 21 dicembre del 1999, un aereo partito da Alghero atterra a Saravejo. Fuori ci sono dieci gradi sotto lo zero e, tra due pareti di neve, uno stretto corridoio conduce un coro sardo all’interno dello scalo.
Per raccontare questa storia, però, è necessario fare un salto in avanti di 26 anni, fino al 20 settembre 2025. A Florinas il coro tradizionale organizza Cantos in Carrela, una manifestazione in cui diversi cori girano per le vie del paese alternandosi in canti e balli, e ogni quartiere offre a tutti i partecipanti – coristi, danzatori, curiosi – da bere e da mangiare. Ognuno mette quel che può e non c’è scambio di moneta: un canto vale quanto un sorriso, e quanto un brindisi.
È qui, in una carrela, davanti a un bicchiere di vino, che dalla voce del maestro Giacomo Pintori si raccoglie questa storia. È il 1999, e Sarajevo mostra le ferite di un assedio durato quattro anni. Eppure, il comandante della Brigata Multinazionale, il generale Sabatelli, decide di organizzare una manifestazione musicale, “Uniti nella musica”. Il Coro di Florinas è invitato a partecipare. «Ancora ci penso» racconta una delle voci soliste, Angelo Zara. «Hanno spostato la partenza per tre volte, c’era troppa nebbia. Io ero in Sicilia per un battesimo… per un soffio non sono partito anch’io».
La sera del 22 dicembre, davanti al Governatore del Cantone di Sarajevo, i Sindaci delle principali città della Repubblica Serba e della Federazione, in un teatro gremito, si esibiscono gruppi folk, cori, compagnie di danza balcaniche. Per la prima volta dalla fine del conflitto, un palco ospita gruppi musulmani e serbo-bosniaci, e la musica si fa strumento di pace, fragile ma potente. Quando il maestro termina il racconto, tutti hanno gli occhi lucidi.