Porto Torres, la casa finisce all'asta: una famiglia con una bambina rischia di restare senza tetto
L’abitazione è stata ereditata da Mariella Buioni, dal padre deceduto nel 2010Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La casa venduta all’asta e l’incubo di restare all'improvviso senza un tetto. In quella villetta c’era tutto l’amore e il sacrificio di un padre che ora non c’è più. Con lui se ne è andata anche la sicurezza di un futuro e la certezza abitativa.
Un sogno infranto quello di Mariella Buioni, 50 anni, e del marito Antonio Careddu, 57 anni, entrambi di Porto Torres. Nella casa ereditata dal padre, scomparso nel 2010, ci vive anche il figlio trentenne, la sua compagna e la loro bambina di quattro anni.
Martedì 22 luglio l’ufficiale giudiziario andrà a bussare alla loro porta, nel quartiere periferico di Li Piadriazzi, per invitarli a lasciare l’abitazione.
«Quello che è stato finora il nostro rifugio, ormai non è più la nostra casa, cinque persone disperate che hanno perso tutto», sono le tristi parole di Mariella. «Mio padre aveva una ditta di rottami ferrosi e demolizioni auto, ha lavorato una vita intera, era un uomo generoso con tutti, soprattutto con le persone in difficoltà, poi l’impresa è fallita e la villetta è stata ipotecata. È morto a 62anni e senza di lui è crollato tutto, compresa la stabilità e la possibilità di mantenere la casa». Mariella è un fiume in piena nel raccontare la sua storia. Il marito ha smesso di lavorare a causa di una malattia ereditaria.
Il sussidio non è sufficiente a garantire il pagamento dell’affitto di una nuova casa, non rappresenta un reddito affidabile.
«Abbiamo provato a bussare a tutte le porte, implorato soluzioni, ma per ora abbiamo trovato solo porte chiuse: nessun aiuto reale, nessuna alternativa». Mariella Buioni ha provato anche a rivolgersi agli Uffici dei Servizi sociali del Comune, ma nessuna casa di emergenza abitativa era disponibile. Da due anni ormai cercano aiuto, aspettano che in un mondo civile la solidarietà si affacci alla finestra e offra loro un minimo di speranza. Dietro l’angolo c’è l’incubo dell’ultimatum e di finire per strada.
«Siamo impauriti», aggiunge Mariella, perché il tempo stringe, ci troviamo ad avere perso tutto e senza sapere dove andare. Siamo persone che non vogliono perdere la loro dignità, ma chiedere che qualcuno possa indicarci almeno una strada, prima che sia troppo tardi».