Il cammino dei pellegrini, lungo e lento, tra fede e tradizione, uno dei riti più sentiti della Festha Manna, è stato presentato questa mattina, nell’aula capitolare della Basilica di San Gavino, a Porto Torres, alla presenza del vicario generale don Marco Carta, il vicario coordinatore per la pastorale interparrocchiale don Michele Murgia, il parroco monsignor Salvatore Masia e il sindaco di Porto Torres Massimo Mulas.

Il pellegrinaggio notturno alla tomba dei Martiri Turritani è in programma nella notte tra il 7 e l’8 giugno. «L’evento alla vigilia della solennità della Pentecoste, è un appuntamento di fede che come antica tradizione vede tanti fedeli provenienti da diverse zone del sassarese convergere verso Porto Torres per celebrare l’Eucaristia nel cuore della notte», ha detto don Carta che ha illustrato il programma del pellegrinaggio.

«Dal 2018, l’allora arcivescovo turritano, monsignor Gian Franco Saba, ha voluto  rilanciare questo tradizionale appuntamento in chiave diocesana partecipando in prima persona e promuovendo questo cammino di fede come occasione di conversione personale e comunitaria e di preghiera». Nel corso di questo Anno Santo dedicato alla Speranza, il tema che guiderà il pellegrinaggio è “Camminiamo insieme pellegrini di speranza”, inserito nel solco del cammino giubilare della Chiesa universale che vede la basilica dei Protomartiri turritani Chiesa giubilare diocesana. La partenza  del tradizionale pellegrinaggio notturno da Sassari sarà preceduta dalla veglia di Pentecoste presso la cattedrale di San Nicola a partire dalle 20.30. Quest’anno in un momento storico contrassegnato da guerre e discordie, anche la Chiesa diocesana, rispondendo all’invito dei Vescovi italiani, in occasione della Pentecoste pregherà per la Pace affinché tutti i popoli della terra superino il dramma delle divisioni e si adoperino per costruire una pace piena e per rinsaldare i vincoli di fraternità.

A conclusione della Veglia, seguirà la partenza del pellegrinaggio che avrà inizio intorno alle 22 e si protrarrà per oltre quattro ore percorrendo i 19 chilometri che separano le due chiese.

La Fondazione Accademia Casa di popoli, Culture e Religioni insieme al Centro pastorale diocesano e con il coinvolgimento di diversi uffici diocesani,  hanno predisposto uno strumento per la preghiera personale, sia in formato cartaceo e digitale, sia attraverso podcast. Al momento della partenza del pellegrinaggio verrà consegnata la Carta del Pellegrino che nel corso delle tappe che si incontreranno lungo il tragitto del pellegrinaggio potrà essere completata, sarà infatti possibile nelle 4 stazioni previste, fare brevi soste per raccogliere le energie e ricevere dai volontari i bollini che segnano le tappe del cammino già percorso. Alle 3 del mattino si celebrerà la santa messa del Pellegrino. «Il giorno successivo, nella Pentecoste, le celebrazioni parrocchiali procederanno regolarmente al mattino e poi tutta la comunità si riunirà intorno ai simulacri dei Martiri nella chiesa di Balai per riportarli in basilica, dove riposano le loro tombe», spiega don Murgia. Qui lunedì 9 giugno il grande pontificale di chiusura di questi tre giorni, di questo giorno Pasquale che riguarda la festa dei Martiri.

Il Pontificale quest'anno verrà celebrato dal cardinal Arrigo Miglio, seguirà il recupero di una tradizione che era venuta a cadere: il Santissimo sacramento sarà portato processionalmente sino alla torre Aragonese per la benedizione del mare che vuole essere anche un segno che recupera l'unione di questa città, di questa terra e di questa Chiesa con il resto del mondo, Il mare, infatti, è il luogo che per eccellenza ci manda non all'idea di un confine che chiude e protegge, ma che rimanda e che apre verso orizzonti e incontri ulteriori».

Per il sindaco Mulas «il pellegrinaggio rappresenta il senso di unione in un periodo difficile che conferma quanto la comunità turritana sia ben più ampia dei confini geografici della città. Porto Torres ha una rilevanza spirituale e di fede dalle radici profondissime che da sempre ha generato un forte senso di appartenenza tra i turritani. Un primato di fede che si estende idealmente ad altre comunità e che ci permette di sentirci meno soli. Da qui l’importanza di continuare a veicolare questi valori».

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