È morto un detenuto a Bancali. Ne dà notizia il sindacato Sappe della Sardegna che riferisce: «Si stanno compiendo accertamenti sulle cause del decesso, ma la morte di un detenuto è sempre una sconfitta per lo Stato».

Le indiscrezioni parlano di una presunta overdose ma non vi è ancora nulla di confermato. La vittima è un 47enne sassarese, il corpo è stato messo sotto sequestro dal magistrato.

Donato Capece, segretario generale del Sappe, rimarca: «Siamo di nuovo qui a discutere di problemi e soluzioni sul sistema carcere, a margine del triste evento accaduto a Bancali. Il fatto è che i problemi si ingigantiscono e le soluzioni – sempre quelle, poche, semplici e chiare – non vengono ascoltate».

Per Capece gli interlocutori ci sono stati ma sono mancate le soluzioni.

«La realtà - prosegue - è che tra le principali riforme che hanno destabilizzato il sistema e destrutturato la sicurezza nelle carceri vi è anche l’eliminazione della sanità penitenziaria, che consentiva una gestione “c.d. interna” attraverso convenzioni stipulate tra amministrazione e medici, i quali garantivano una presenza costante e una conoscenza della popolazione detenuta che era fondamentale per una corretta e più adeguata gestione».

Il leader del Sappe rammenta che «la popolazione carceraria nazionale attuale è composta per un 30% di detenuti in attesa di giudizio; 30% di detenuti extracomunitari e un 20% di tossicodipendenti. Cifre che a Bancali lievitano ulteriormente in termini percentuali: Lo scorso 31 maggio, rispetto ai 450 posti letto, la Casa circondariale ospitava ben 539 detenuti, 190 dei quali stranieri e 19 donne».

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