«Avevo 17 anni allora e non riuscii a cogliere la bellezza di questo posto. La colgo adesso». Lucia Borsellino è ritornata all’Asinara dopo 40 anni, da quando nell’agosto del 1985, i giudici Giovanni Falcone con la moglie Francesca Morvillo e Paolo Borsellino, con le rispettive famiglie, furono catapultati nell’isola. Qui scrissero una delle pagine più importanti della storia d’Italia: la sentenza- ordinanza del Maxiprocesso contro Cosa Nostra. Un capitolo della lotta alla mafia ricordato nella due giorni dal titolo “Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Francesca Morvillo: giustizia è democrazia”, organizzata dalla Giunta esecutiva sezionale della Sardegna, in collaborazione con la Commissione Legalità del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, il Parco Nazionale dell'Asinara - Area Marina Protetta, la Regione Sardegna e il Comune di Porto Torres. 

Lucia e Manfredi Borsellino hanno accolto l’invito di Anm sezione sarda, presieduta da Andrea Vacca. «Venire all’Asinara, dopo le esortazioni di Manfredi, è stato come un momento di riparazione di una delle tante ferite emotive che la vita ci ha riservato, che si è compiuto definitivamente. Ci sono voluti quarant’anni, perché a volte quando si provano emozioni molto forti, si vive una sorta di disorientamento generale, 33 anni nel limbo dopo la separazione da mio padre, in cui ho avuto la sensazione di essere fuori posto, come se una grossa parte di me, fosse rimasta sempre indietro. Oggi ho recuperato quella parte di me che era rimasta qui».

Parole dense di significato che hanno suscitato commozione tra i presenti, personaggi illustri e protagonisti dell’epoca, magistrati sardi e palermitani che hanno reso omaggio a due uomini di Stato. Aveva 17 anni nell’estate del 1985, quando per ragioni di sicurezza i due giudici furono trasferiti nell’isola per motivi di sicurezza. «Cominciai ad avere segni di stanchezza e dimagrimento, e mio padre decise di correre un ulteriore rischio, quello di portarmi a Palermo per farmi visitare. Era sempre pronto a rischiare pur di starci vicino e di prendersi cura di noi», prosegue Lucia che ha ricordato la gentilezza di Falcone e la dolcezza della moglie Morvillo. «Voglio ricordare che quando si è verificato il trasferimento nell’isola, si era concretizzato un rischio tangibile per papà e Falcone», prosegue «la dimostrazione di come lo Stato, quando vuole, può salvare i suoi figli e ci riesce perfettamente, mentre ciò non avvenne nel 1992 quando con le medesime modalità è arrivata la notizia di un’azione stragista che avrebbe colpito mio padre dopo la strage di Capaci in cui morirono Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la scorta, una morte annunciata, nonostante mio padre espresse la volontà di portare la sua famiglia dovunque per salvarci». Il fratello Manfredi allora aveva appena 13 anni, ma non ha dimenticato chi gli è stato pvicino. Nell’isola ha riabbracciato Gianmaria Deriu, ex agente  di polizia penitenziaria che, all’epoca 27enne, ebbe in custodia le due famiglie. «Gianmaria è come un fratello, quel fratello che per tanti anni avevo chiesto ai miei genitori. È arrivato il 5 agosto del 1985 e da allora non se n’è mai andato. Quando posso lo raggiungo con i miei figli. Gli avevo fatto una promessa di portare mia sorella Lucia e l’ho mantenuta».

Un ringraziamento lo ha rivolto ad Andrea Vacca «fulgido esempio di magistrato completamente scollegato rispetto alle altre generazioni che hanno un po' danneggiato l’immagine della magistratura associata», sono le parole di Manfredi. Tra i presenti Diego Cavaliero, il pm amico di Borsellino, e Rino Germanà, il poliziotto che scampò all’attentato mafioso nel 1992, e altri due sopravvissuti alle stragi: Giovanni Paparcuri e Giuseppe Costanza. Nella casa rossa che ospitò i due giudici è stata apposta una targa omaggio. Nella due giorni tanti nomi illustri della magistratura sarda e palermitana. Per Anm hanno partecipato il segretario generale Rocco Maruotti, il componente della Giunta Giuseppe Tango e il presidente della commissione Legalità Gaspare Sturzo. Tra gli ospiti il procuratore generale di Cagliari Luigi Patronaggio; il procuratore di Cagliari Rodolfo Sabelli; Lia Sava, procuratore generale presso la Corte d'Appello di Palermo; Fernando Asaro, procuratore della Repubblica a Marsala e Antonio Balsamo, sostituto procuratore generale della Corte di cassazione. E ‘ intervenuto anche il magistrato Pietro Grasso. Hanno inviato i loro videomessaggi il procuratore generale della Cassazione Pietro Gaeta, il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, del procuratore della Repubblica di Palermo Maurizio De Lucia e del presidente del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini.

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