«Questa vicenda ha bisogno di giustizia», è il commento dei segretari territoriali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Cisl, Gianfranco Murtinu, Davide Tilocca e Giovanni Tavera, nella prima giornata di sciopero, questa mattina, con presidio davanti ai cancelli del deposito Eni Spa, nell’area industriale di Porto Torres. La società Eni ha ridotto il personale dell’azienda di tre unità con conseguente rischio per la sicurezza delle persone  e degli impianti. Nello stabilimento di via Marco Polo anche le Rsu aziendali, il sindaco Massimo Mulas, la presidente del Consorzio industriale provinciale di Sassari, Simona Fois. La seconda giornata di astensione dal lavoro è in programma venerdì il 14 novembre. «Tre operatori sono stati prelevati facendoli passare come volontari, - sostiene Murtinu, Filtem Cgil - operatori di Porto Torres trasferiti nell’impianto Rho, in provincia di Milano, per tentare di tamponare una situazione di difficoltà in quello stabilimento, ma così peggiorano le condizioni di sicurezza del sito locale con cinque operatori costretti a svolgere il lavoro di dieci unità. Una cosa che ci preoccupa moltissimo – aggiunge Murtinu - sia per il funzionamento del deposito sia per la sicurezza e se l’azienda ha deciso di sguarnire questo sito significa che non ha interesse e dimostra la volontà di chiudere». Il deposito Eni Spa occupa circa 18 lavoratori, impegnati nelle operazioni di carico delle autobotti e nella manutenzione dei serbatori di benzina e gasolio, benzina avio, un volume elevato di produzione per l’approvvigionamento di tutto il Nord Sardegna. «Questo dimostra l’arroganza della mutinazionale che non ha voluto dialogare con le segreterie territoriali in una situazione che mostra tutte le difficoltà sulla sicurezza- aggiunge Davide Tilocca, segretario Femca Cisl-. Non vogliamo che si ripeta la tragedia di Calenzano con l’esplosione nel deposito Eni che fece cinque morti e alcuni feriti gravi, vicino a Firenze. Hanno voluto far marciare gli impianti con cinque lavoratori in meno, tre trasferiti nei giorni scorsi e altri due unità carenti, incuranti del problema serio sulla sicurezza». Il sindaco Massimo Mulas ha portato la sua solidarietà ai lavoratori. «Questa situazione è ancora più grave – commenta il primo cittadino- la preoccupazione è duplice: una per il disinteresse e la mancanza di rispetto di un territorio e l’altro per il rischio sicurezza, e non credo che un’azienda di questa portata possa permettersi un danno di questo tipo anche a seguito della tragedia di Calenzano. Ci sono situazioni che vanno tutelate e poi c’è una questione di dignità e di postura – aggiunge - quindi Eni ci dica cosa vuole fare perché ci sono giovani lavoratori, diretti e indiretti, che vogliono capire come poter organizzare al meglio il loro futuro». Per gli operatori si profila una situazione lavorativa ancora più complicata. «Il problema è che ci troviamo a gestire due serbatoi di manutenzione, di gasolio e di benzina, e siamo costretti ad affrontare una mole di lavoro aggiuntiva, arrivando a svolgere fino a 12 ore di lavoro al giorno per riuscire a compensare. A questo si aggiungono i lavori che devono essere presidiati», sottolinea attività Andrea Simula, uno degli operatori del deposito Eni spa.  

 

 

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