I circa mille utenti che, nel 2017, avevano aderito alla class action contro Abbanoa avranno finalmente soddisfazione. Dopo anni di battaglie legali, udienze, sentenze e ricorsi, la Corte d’appello di Cagliari ha accolto l'ultimo ricorso, proposto da Adiconsum e dal "Comitato dei cittadini di Castelsardo", che avevano promosso l’azione di classe, ponendo rimedio all'errore del Tribunale di Cagliari che aveva stabilito in solo 26 mesi, il termine di prescrizione entro il quale si poteva richiedere il rimborso. La Corte d'appello invece ha ristabilito che, il diritto dei cittadini di poter richiedere il risarcimento, si prescrive in dieci anni. Rientrano pertanto, tutti i 753 giorni di non potabilità, ben oltre due anni su cinque, certificati dalla Asl e dalle ordinanze del sindaco, che si sono verificati a Castelsardo fra il 2011 ed il 2015. Nessuna prescrizione, quindi, e avanti con i rimborsi, fissati dalla Corte a 0,42 euro per ogni giorno di mancata erogazione di acqua potabile moltiplicato per ogni componente del nucleo familiare, servito dalla singola utenza.

Nell'azione legale infatti era stato chiesto il rimborso sia per il "danno patrimoniale", gli utenti avevano infatti continuato a pagare l'acqua come potabile mentre erano costretti a approvvigionarsi di acqua imbottigliata, che per il danno "non patrimoniale", ovvero per il disagio subito dai consumatori ed i loro famigliari. «È stata una lotta lunga ma, grazie anche all' Adiconsum, non ci siamo mai arresi. - sottolinea Piero Arru, promotore del comitato cittadino di volontari che hanno messo a disposizione, gratuitamente, tempo ed energie per la comune battaglia contro l'ente gestore dell'acqua. Abbiamo dovuto combattere, non solo legalmente conto Abbanoa ma anche contro l'ostruzionismo dell'allora amministrazione comunale e contro la poca fiducia di alcuni concittadini che, visti i tempi lunghi della causa legale, dubitavano della nostra buona fede».

Nell’accogliere le richieste formulate dall’avvocato Franco Dore, la Corte d’Appello ha anche rigettato l’impugnazione proposta da Abbanoa che chiedeva di essere dichiarata esente da ogni responsabilità, in quanto mero gestore del servizio, e di scaricare gli oneri su Egas e, dunque, sui comuni e sulla Regione. Al contrario la Corte ha affermato chiaramente che «Abbanoa è rimasta inadempiente rispetto agli obblighi di servizio ed è anche tenuta alla restituzione di quanto riscosso agli utenti a titolo di quota fissa nei periodi in cui vi è stata la somministrazione dell'acqua non potabile». La Corte d’appello, inoltre, ha condannato Abbanoa al pagamento dei due terzi delle spese del giudizio. Le modalità del rimborso agli utenti dovranno essere stabilite a breve e, nel caso non vi fossero intese conciliative tra le parti, si tornerà in aula il 15 maggio quando il Tribunale di Cagliari dovrà pronunciare sentenza di condanna nei confronti di Abbanoa, disponendo il risarcimento del danno patito dagli utenti e la restituzione della quota fissa per i periodi di erogazione di acqua non potabile, utilizzando i parametri dettati dalla Corte di Appello.

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