«Confermo quello che mi hanno fatto». Ieri in tribunale a Sassari la presunta vittima ha ribadito le accuse di sfruttamento della prostituzione, estorsione, rapina e lesioni mosse contro due transessuali e che lo scorso anno avevano portato a una misura restrittiva per le imputate. Secondo le imputazioni, una 40enne transessuale colombiana ospitava in casa la connazionale, parte offesa nel procedimento, facendosi pagare 300 euro settimanali per il letto e per poter esercitare la prostituzione.

Questo sarebbe avvenuto, come riferito dalla persona, nel periodo 2020-2024 finché, a un certo punto, la 40enne avrebbe preteso ulteriori somme, calcolate in base al numero di prestazioni sessuali offerte, per consentire all’altra colombiana di prostituirsi nella zona del Tanit a Predda Niedda.

Al rifiuto di quest’ultima, con la complicità dell’altra imputata, l’avrebbe colpita con calci e pugni, sottraendole poi permesso di soggiorno, carta di identità, tessera sanitaria e cellulare.

La testimonianza offerta davanti al collegio, presieduto da Monia Adami, a latere Valentina Nuvoli e Paolo Bulla, dovrà essere vagliata con quelle delle altre transessuali che condividevano la casa in modo da capire se la somma veniva estorta con le minacce oppure no.

A difendere le imputate sono gli avvocati Salvo e Franco Fois e Maria Grazia Sanna.

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