Riversa sul pavimento del bagno in una pozza di sangue. Il cadavere di Costanza Sotgiu, casalinga sassarese di 56 anni, lo ha trovato così, ieri mattina, il fratello minore Giovanni, in quella casetta al piano terra che sta oltre un corridoio minuscolo al civico 35 di via Goceano, a Sassari, dove da anni vivevano insieme. La vestaglia da camera di Costanza Sotgiu è rigata dal sangue delle ferite che le segnano il volto: una sul labbro superiore e una sul naso. A chiarire se quei segni siano le tracce di una morte violenta, sarà l'autopsia disposta dal sostituto procuratore Paolo Piras. Il resto è la storia di due fratelli che dividono da anni la casa in cui erano nati, da quando Costanza era rimasta vedova poco più che ventenne e aveva deciso di tornare a Sassari dopo aver trascorso qualche anno a Milano. Il resto sta scritto nei verbali dei carabinieri che hanno eseguito i rilievi.

Sono le undici di ieri mattina. Giovanni è ancora a letto, si è appena svegliato e come tutti i giorni chiede alla sorella maggiore di portargli il caffè. La chiama più volte, ripete quel nome «Tina», ma non gli risponde nessuno. Lui ci pensa su un attimo, poi si alza di scatto, attraversa il corridoio e controlla nell'altra camera da letto. Scruta per un istante quella stanza vuota. Corre in cucina e continua a chiamarla, nel silenzio di quell'appartamento chiuso da muri grigi e spogli dove è già successo tutto. Alla fine spalanca la porta del bagno. Ora la vede: illuminata dalla luce fioca che passa oltre la tenda bianca, oltre la finestra con le sbarre che dà sull'andito di quella palazzina popolare. Costanza è a terra, il sangue le ha ricoperto il viso. Non si muove, non gli risponde. Giovanni si dispera e inizia a urlare, a chiedere aiuto. Le sua grida riempiono quella strada di periferia, dall'altra parte del marciapiede una ragazza lo sente e gli corre incontro, cerca di rianimare la donna, ma non c'è nulla da fare. Costanza è già morta, forse da qualche ora. Non resta che dare l'allarme. In pochi istanti arriva un'ambulanza del 118, il personale medico non può fare altro che constatare il decesso e ripartire lasciandosi alle spalle le auto dei carabinieri che ora cercano di fare chiarezza. Di ricostruire la vita di quella donna gentile, le sue giornate scandite sempre dalle stesse abitudini. Nulla di speciale, solo qualche caffè dalle vicine di casa che ora fissano le mattonelle beige dove l'hanno vista per l'ultima volta, fasciata da un lenzuolo bianco. «Era davvero una brava persona e con il fratello Giovanni andavano molto d'accordo. Mai un problema, mai un litigio. Io ero a casa stamattina, se avessero litigato li avrei sentiti. Invece non mi sono accorta di niente, solo quando ho visto le macchine dei carabinieri ho capito che stava succedendo qualcosa», assicura sulla soglia di casa, signora Maria, che da sempre vive al piano di sopra. Ora bisognerà attendere i risultati dell'autopsia prevista per la prossima settimana. Sarà il medico legale a stabilire se Costanza Sotgiu sia morta per un improvviso malore e abbia sbattuto contro il lavandino prima di perdere i sensi, o se quelle ferite sul viso siano qualcosa di più.

MARIELLA CAREDDU
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