24 aprile 2011 alle 14:30aggiornato il 24 aprile 2011 alle 14:30
San Priamo, una borgata fantasmatagliata fuori dalla nuova Orientale
Un borgo di case piccolissime costruito negli anni Trenta per ospitare soprattutto gli operai chiamati a bonificare il territorio. Una chiesetta nella piazza, un’altra sulla collina. E poi i bar, un albergo, i negozi di genere alimentare, l’edicola, il distributore di benzina. Duecento residenti in tutto. Sino a pochi anni fa, San Priamo è stato un importante e trafficatissimo crocevia che ora rischia di morire.Per la sua posizione strategica lungo la strada statale 125 ( orientale sarda ) era un punto di sosta quasi obbligato per tutti coloro che provenienti da Cagliari e dal suo hinterland dovevano raggiungere le rinomate località balneari della costa sud orientale e i comuni dell ‘Ogliastra. Facendo ovviamente anche le fortune degli imprenditori che avevano insediato le loro attività. Un borgo da sogno nato nel rispetto dell’ambiente e del territorio e che era meta obbligata per chi era diretto sulle spiagge e sulle località turistiche di Costa Rei e per chi invece era diretto a Cagliari o in Ogliastra attraverso l’unica strada possibile: la vecchia 125. La realizzazione della nuova Orientale sarda, ha spazzato via i sogni e le attese future: il movimento si è ridotto dell’ottanta per cento, i clienti negli esercizi pubblici sono sempre meno numerosi. Anche chi è diretto sulle coste del Sarrabus, non passa più a San Priamo. Devia tre chilometri prima voltando sul primo tratto della nuova Orientale da dove si raggiunge più rapidamente la costa. "Davvero una mazzata-dice Luciano Meloni, titolare del bar di San Priamo, uno degli imprenditori storici del borgo che rischia la chiusura totale. Il cliente è diventato cosa rara. Il distributore ha giù chiuso le pompe. Ma tutti qui siamo sull’orlo del fallimento. San Priamo, straordinaria oasi di passaggio per tutti, è improvvisamente diventato un nido chiuso in se stesso. Le strade veloci-dice Meloni-vanno bene. Ma quando si costruiscono, bisogna anche pensare a chi rimane isolato e alle conseguenze che ne derivano. Qui, aggiunge Meloni-c’è gente che ha investito tutto anche con nuovi progetti. Ci sentiamo invece senza un avvenire. Diversi imprenditori che hanno finora operato nella vicina borgata di Bau Espas, hanno già abbassato le serrande>. Un problema che sta a cuore anche alla chiesa. Don Gianni Cuboni, parroco storico di San Priamo, conosce molto bene la situazione. "Il momento è a dir poco preoccupante-dice il sacerdote. Qui le prime attività imprenditoriali sono nate fra mille sacrifici in tempi in cui non si parava ancora di turismo. Poi il miracolo. Ora un pesante passo indietro. Siamo vicini ai nostri operatori che con le loro attività hanno contribuito a creare il miracolo San Priamo. La frazione è cresciuta, si è abbellita. Ora non può essere dimenticata". La borgata di San Priamo, che un tempo altro non era che il villaggio Giurati, così chiamato per onorare Giovanni Giurati ministro dei lavori pubblici del governo di Benito Mussolini dal 1925 al 1930, è una delle frazioni di San Vito. Ma per evitare la chiusura cosa è necessario? Si chiede soprattutto un intervento di Provincia e regione. Gli operatori turistici hanno già interessato il sindaco di San Vito Patrizio Buccelli. "Qui-dice Buccelli -c’è gente che per avviare le proprie attività commerciali si è indebitato. Un momento davvero difficile per loro. E’ necessario trovare una soluzione adeguata prima che sia troppo tardi". Del problema è stato investito anche il presidente del Consiglio provinciale Roberto Pili. "Per poter almeno sopravvivere-dice Luciano Meloni-chiediamo un esonero totale delle tasse almeno per i prossimi cinque anni e un contributo per spostare le nostre attività commerciali lungo il tracciato della nuova Orientale". Raffaele Serreli
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