La gara per la pubblicità istituzionale decolla il 17 ottobre del 2006 con la nomina dei cinque commissari che devono esaminare i progetti per la "realizzazione di una campagna promozionale sulla Sardegna". La gara viene aggiudicata il 23 gennaio 2007, in precedenza si procede a due votazioni della Commissione aggiudicatrice, la seconda delle quali (il 15 novembre 2006) non viene ritenuta valida (e nemmeno verbalizzata) in quanto effettuata «non serenamente».

IL BANDO. Si comincia a parlare del bando nell'aprile 2006, la pubblicazione arriva in agosto, ma la strada scelta dal presidente Soru per affidare la gara non è quella corretta: secondo la testimonianza di Carlo Sanna (segretario della commissione aggiudicatrice: ha patteggiato 5 mesi e 20 giorni), il governatore «voleva un'aggiudicazione diretta». Michela Melis ( responsabile del procedimento ) cercò di convincere il presidente che non si poteva fare: l'affidamento diretto è una strada che si può percorrere solo in casi particolari (come per esempio l'urgenza) e comunque per importi inferiori ai 250 mila euro.

IL CONTRATTO. Ma la Saatchi, lo ha riferito anche Sanna, aveva inviato alla Regione un contratto che aveva come oggetto tutta la campagna promozionale per un valore di 57 milioni: curiosamente, la somma dei due appalti (56 per la pubblicità istituzionale, uno per "Sardegna fatti bella"), quando però il primo - all'epoca - non solo non era stato ancora aggiudicato, ma neppure bandito. Un errore? Oppure alla Saatchi sapevano che avrebbero "avuto" anche l'altro? «Michela Melis», aveva ricordato Sanna davanti a Marchetti, «disse che la Saatchi aveva compreso male perché era stato deciso che soltanto la campagna "Sardegna fatti bella" sarebbe stata aggiudicata direttamente all'agenzia».

LE VOTAZIONI. Comunque, nella prima votazione vince la Saatchi, che Dettori ritiene più adeguata. Brigaglia invece puntava sulla Tbwa e si dimette. Dimissioni che portano a una seconda votazione, il 15 novembre: vince la Mc Cann, seconda Twba, terza Saatchi. Un risultato che scontenta tutti: lo stesso Dettori, riferì Sanna, commentò l'esito della seconda votazione affermando che se fosse stata confermata, avrebbe fatto saltare tutto. E infatti lo stesso pomeriggio i commissari rientrano in aula e annullano la votazione. La Saatchi ritrova il primo posto, ma Brigaglia denuncia pressioni e irregolarità. Il 23 gennaio 2007 la commissione di gara si riunisce, rilegge gli atti e dà per buona la prima votazione. L'appalto torna alla Saatchi, due mesi dopo lo stesso Brigaglia (in un'intervista all' Unione Sarda ) grida allo scandalo e il caso diventa nazionale. La Melis, alla fine di una tormentata riflessione, decide di cancellare la gara nel suo complesso. Il 20 dicembre 2007 il Tar annulla questa decisione, dichiara valida la prima votazione e assegna l'appalto alla seconda in classifica: la Meet comunicazione.

SARDEGNA FATTI BELLA C'è poi l'affidamento diretto alla Saatchi per la realizzazione della campagna "Sardegna fatti bella", cioè i finanziamenti ai Comuni per la pulizia del centri urbani. Gara da un milione di euro: perché decidere di assegnare un appalto di questo genere in via privata? Era stata la Giunta a indicare nel provvedimento il carattere d'urgenza della decisione, rivelò Michela Melis al pm: «Una nota dell'assessorato all'Ambiente mi diceva che, visti i problemi di igiene pubblica esistenti, si voleva far partire il progetto nel più breve tempo possibile». Ma l'allora assessore Tonino Dessì, sentito da Marchetti, smentì la circostanza: l'urgenza non c'era e la gara non poteva essere affidata privatamente.

IL LOGO Infine c'è il terzo appalto, quello per la creazione del nuovo logo della Regione, valore 30 mila euro. Erano 227 i progetti partecipanti, tra i 21 esclusi c'era la Pentagram che aveva violato le norme sull'anonimato (c'era il mittente sulla busta). Vinsero in tre, ex aequo, ma Dettori annunciò che «la commissione ha ritenuto che nessuno fra gli elaborati avesse qualità e contenuti tali da raggiungere i risultati richiesti dal bando». Nessun vincitore, quindi. Poi aggiunse che «tra i progetti che la commissione ha ritenuto di non poter valutare per mere irregolarità formali, alcuni si distinguono per le eccellenti qualità della proposta presentata». Quello della Pentagram, alla quale quell'appalto fu poi assegnato, pur non potendolo vincere.

CHIUSE LE INDAGINI. Il procuratore aggiunto Mario Marchetti ha tirato le fila dell'inchiesta penale avviata nel marzo 2007 e inviato ai protagonisti di questa vicenda l'avviso di conclusione indagini: tra loro c'è anche il presidente della Regione, ufficialmente accusato di abuso d'ufficio, turbativa d'asta e falso. Non è cambiato praticamente nulla rispetto a quanto già contestato lo scorso febbraio, quando al nome del governatore si affiancarono quelli di altre dieci persone.

FUORI UNO Dalla lista dei presunti responsabili, è stato escluso Alessandro Langiu, uno dei tre amministratori della Sardegna Media Factoring (la società cui venne sub appaltato il 30 per cento dell'importo nell'appalto): evidentemente il pm ha ritenuto non avesse responsabilità dirette, oppure non ha trovato prove sufficienti.

I REATI Identiche, per il resto, le ipotesi di reato iniziali contestate ai nove indagati per i tre diversi appalti finiti nel mirino della Procura di Cagliari: oltre a quello da 56 milioni di euro (più Iva) per la pubblicità sulla Sardegna nel mondo, assegnato alla Saatchi, ci sono quello per la campagna sulla pulizia dei Comuni "Sardegna fatti bella" (un milione di euro assegnato senza gara d'appalto alla Saatchi) e quello per la creazione del nuovo logo della Regione, 30 mila euro, con la vittoria di un'agenzia esclusa dalla gara poche settimane prima, la Pentagram.

GLI ACCUSATI Per la pubblicità istituzionale, sotto accusa ci sono Renato Soru, il direttore generale della presidenza della Giunta Fulvio Dettori, i componenti della commissione aggiudicatrice dell'appalto Roberta Sanna, Giovanni Maria Filindeu, Letterio Bernava e Aldo Brigaglia (tutti e sei accusati di falso e turbativa d'asta), i dirigenti del consorzio Sardegna Media Factoring (che siglò un accordo con Saatchi & Saatchi per una sorta di subappalto), i fratelli Sergio e Marco Benoni, e l'amministratore della Saatchi Fabrizio Caprara (questi ultimi tre devono rispondere di turbativa d'asta).

In relazione all'appalto da un milione di euro affidato senza gara alla Saatchi&Saatchi sono indagati per abuso d'ufficio Soru e Dettori. Per la progettazione del logo della Regione, infine, l'inchiesta riguarda l'affidamento del lavoro a una società che aveva violato le (obbligatorie) norme sull'anonimato: sotto accusa per falso e peculato c'è il solo Dettori.

         
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