La temperatura emotiva di questa tre giorni sarda - a Rovereto, provincia di Trento - è tutta dentro gli occhi dei fedeli isolani che lacrimano nella grande chiesa di San Giuseppe in Brione. Fuori c’è un freddo invernale con la montagna innevata, ma dentro si respira il calore di una comunità molto unita e partecipe. A dare l’abbrivio all’emozione, monsignor Giovanni Francesco Zuncheddu, invitato in questa sede dal circolo sardo di Rovereto, "Maria Carta", presieduto da Antonello Fadda. La messa congeda tre giorni di festa che l’associazione ha inaugurato venerdì scorso, come è consuetudine da dieci anni. Questa, però, è una data speciale, precisa il presidente: «Perché, in occasione del decennale, abbiamo chiamato qui don Zuncheddu, per celebrare la messa in sardo: è la prima volta». E proprio i versi d’incipit di "Fillus de Sardigna" - la preghiera in limba declamata dal monsignore - accendono la commozione: Bai, amiga, bai, cun is alas di amori, e porta unu saludu a is fillus de Sardigna sparzinaus in su mundu (Vai, amica, vai/ con le ali d’amore/ e porta un saluto/ ai figli di Sardegna/ emigrati nel mondo)». Emozione cui non s’è sottratto neppure don Zuncheddu che ricorda come Rovereto, che lo lega a un ricordo giovanile dalla vocazione, è partecipe, col cuore: «Vengo per portare un po’ di fede dove non c’è più e per pronunciare le parole del Signore nella lingua dell’infanzia, quella che i parrocchiani emigrati, e oggi qui presenti , rammentano nelle bocche delle madri, dei parenti, nella loro terra». Non è estraneo a queste celebrazioni, il sacerdote originario di Burcei e attualmente a Cagliari dopo molti anni di servizio come cappellano della Polizia di Stato. Accoglie con entusiasmo l’invito dei circoli disseminati sul territorio italiano, per portare un pezzo di terra - e molta commozione - a chi per ragioni, spesso lavorative, si è spostato dall’isola molti anni fa con "su bidone ’e ferru", come chiamano l’aereo a Burcei, scherza don Gianni. Ad accompagnare la messa, le note vocali del coro Gruppo polifonico Montalbo di Posada. Mentre nei due giorni precedenti, nella piazza della Pace, prospiciente la chiesa e dove ha sede il circolo, il gruppo Folk Casteddu De Sa Fae, anch’esso originario di Posada, si è esibito coinvolgendo anche la popolazione autoctona roveretana che - ricorda il presidente del circolo Antonello Fadda - risponde con grande partecipazione. Corollario della rassegna, il cibo sardo preparato nello stand gastronomico in piazza, anche se il tempo turbinoso e rigido non ha aiutato. Una comunità, quella di Rovereto, di 40 mila abitanti, costituita da circa seicento residenti sardi, emigrati in Trentino nelle precedenti generazioni. Ma l’integrazione sembra pienamente compiuta, se la giovane mamma di Mattia, il bimbo roveretano battezzato al principio della messa da don Antonio, il parroco locale, dice: «Mi piace sentire le preghiere recitate in sardo, peccato non avere il libretto, se no ne seguirei con piacere la traduzione».
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