Con i soli voti della maggioranza, mentre l'opposizione ha abbandonato i lavori nella votazione finale, la legge è pronta ad andare in Aula dopo il parere obbligatorio del Consiglio delle autonomie locali (Cal). Con questa norma, che si richiama al referendum del maggio 2012 con il quale erano stati aboliti i nuovi quattro enti, restano in piedi, finché non interverrà la modifica dello Statuto già trasmessa al Parlamento dal Consiglio regionale, le Province di Cagliari, Nuoro, Oristano e Sassari, ma diverse funzioni passeranno ai Comuni. Spariranno definitivamente, invece, quelle di Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia Iglesias.

Lo schema di assetto delle quattro circoscrizioni provinciali dovrà essere definito su iniziativa del Cal e la popolazione residente per ciascun territorio non potrà essere inferiore a 150.000 abitanti. Sarà il Consiglio comunale a deliberare l'eventuale adesione ad un'altra Provincia, ma senza la maggioranza dei due terzi si potrà procedere a referendum su richiesta di almeno il 10% degli elettori del Comune. Il capogruppo dei Riformatori, Attilio Dedoni, attacca il Pd per aver abbandonato la commissione al momento della votazione: "Qui in Sardegna vanno in controtendenza rispetto a quanto dice il loro segretario, Matteo Renzi", chiarisce l'esponente della maggioranza.

COSA CAMBIA E COME - Con un emendamento sostitutivo totale che sorpassa la legge entrata in commissione e che prevedeva il mantenimento delle quattro province storiche, ora vengono istituiti nell'Isola 8 distretti provinciali. Il provvedimento, sempre in attesa che gli enti storici di Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano vengano aboliti con la modifica Statutaria, stabilisce che a guidare questi nuovi enti venga chiamato un direttore generale e non più un presidente, mentre i sindaci del territorio potranno indirizzare le attività e le politiche attraverso un rogano collegiale. Ora il testo varato in commissione verrà inviato al Consiglio delle Autonomie locali (Cal) per il parere di competenza.

CAPPELLACCI - "Quello compiuto in commissione è un ulteriore passo in avanti nella direzione indicata dai cittadini e soprattutto verso un nuovo modello amministrativo che restituisca centralità ai veri punti di riferimento della comunità: i sindaci ed i Comuni". Lo ha detto il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, in merito alla riforma delle Province. "Auspichiamo - sottolinea il governatore - che a livello nazionale si proceda quanto prima all'esame della legge già approvata dal Consiglio regionale e che, dopo il necessario passaggio parlamentare, si possa procedere anche all'abrogazione delle cosiddette Province storiche".

PD ALL'ATTACCO - "Stamane in commissione Autonomia si è consumato l'ennesimo imbroglio del centrodestra di Cappellacci ai danni dei sardi". Lo denuncia il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Giampaolo Diana. "La commissione - spiega - si è riunita per esaminare la proposta di legge del Partito Democratico, che prevede oltre la soppressione delle Province anche quelle dei Consorzi industriali e di Bonifica. Il centrodestra, invece, ha voluto, con un colpo di mano, semplicemente cambiar nome alle Province, chiamandole Distretti, mentre si son ben guardati dall'eliminare i Consorzi. Inoltre - aggiunge Diana - i direttori generali dei Distretti verranno nominati dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore competente. Che Cappellacci continui a cantare alla luna non sorprende, pensavo invece che i Riformatori avessero più coraggio e coerenza con i loro quesiti referendari".

LA REPLICA DI DEDONI - "Il compagno Diana pensa di poter prendere in giro i sardi impunemente. Sanno tutti ormai che chi ha ostacolato in tutti i modi la legge sul riordino degli enti locali è Diana. Ha fatto di tutto per insabbiare le riforme e tenere in vita organi di sottobottega". Lo dice il capogruppo dei Riformatori sardi, Attilio Dedoni, replicando alle dichiarazioni del capogruppo del Pd Diana. "Abbiamo finalmente scoperto il gioco di Diana e del suo finto riformismo - dice ancora Dedoni - noi ci abbiamo provato, ce l'abbiamo messa tutta per convincerlo che forse era il caso di cambiare rotta. Invece no, Diana di riforme proprio non ne vuole sapere. Preferisce le poltroncine ai sardi".
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