Referendum cancella Province e indennitàIl Consiglio "assume" giuristi per evitare caos
Serve una legge per regolare il caos delle Province dopo il referendum. Un incidente d'auto di Cappellacci ha fatto però saltare il Consiglio regionale, convocato per discutere anche del riordino degli enti locali. E proprio il Consiglio regionale "assume" quattro giuristi per indicare la strada per uscire dal terremoto istituzionale in Sardegna. "Lavoreranno gratis", rivela il capogruppo del Pdl Mario Diana.Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Con il vuoto normativo creato dai cinque referendum abrogativi delle nuove Province e della disciplina sugli stipendi dei consiglieri regionali, la parola passa agli esperti, che dovranno indicare la strada per uscire dal terremoto istituzionale in Sardegna. Giunta, Consiglio e partiti sono già al lavoro per trovare le soluzioni al problema più urgente, quello della cancellazione delle Province di Carbonia Iglesias, Media Campidano, Olbia Tempio e Ogliastra, e che potrebbe coinvolgere - secondo alcune interpretazioni - anche le quattro storiche (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano), ridisegnate geograficamente e giuridicamente dalle leggi abrogate con il voto di domenica. In Consiglio regionale si va verso la richiesta di un consulto professionale a quattro giuristi: Andrea Deffenu, Pietro Ciarlo, Benedetto Ballero e Gianni Contu. Nelle prossime ore si attende un atto formale della presidente dell'Assemblea, Claudia Lombardo, mentre la Giunta, con l'assessore degli Affari generali, Mario Floris, ha assicurato che l'esecutivo fornirà tutto il supporto possibile per trovare le soluzioni.
LAVORO GRATIS - I quattro consulenti di cui si avvarrà il Consiglio regionale per scongiurare il caos del dopo referendum, "hanno ritenuto di mettersi a disposizione gratuitamente". Lo rivela il capogruppo del Pdl Mario Diana rispondendo alle critiche del Movimento referendario. "Senza nessuna polemica - aggiunge - è opportuno ricordare che sono sei i milioni di euro che sono stati spesi" per la consultazione popolare. Diana difende la scelta del Consiglio. "Stupisce che non si comprenda bene a fondo quello che è successo domenica scorsa dopo il risultato delle urne, che nessuno intende mettere in discussione. Bisogna però pensare adesso a come ridisegnare l'architettura istituzionale della Sardegna e per farlo - spiega il capogruppo del Pdl -, nel rispetto del voto e degli elettori, e degli uffici del Consiglio, si è resa necessaria la consulenza di alcuni costituzionalisti. Non è cavalcando il malumore anti casta, o liquidando in maniera così semplicistica la questione, che si fa politica e buona amministrazione, ma è necessario, soprattutto in questa delicata fase di transizione - sottolinea ancora Diana - pensare e proporre soluzioni istituzionali valide. Ovviamente ci attendiamo che dal Comitato referendario arrivino suggerimenti e proposte concrete".
Nel frattempo il Pd ha convocato nella sede di via Emilia, a Cagliari, per venerdì 11 maggio, alle 10, una riunione tra la segreteria regionale, guidata da Silvio Lai, i consiglieri regionali e i parlamentari che si confronteranno con il costituzionalista Gianmario Demuro e altri esperti sui percorsi legislativi da adottare dopo l'esito dei quattro quesiti abrogativi.
L'ATTACCO - "Stupisce la scelta del Consiglio regionale di pagare consulenze a quattro avvocati esterni per avere un parere sulle norme da scrivere per le Province abolite". Così il movimento referendario boccia le decisioni del Palazzo assunte per scongiurare il caos provocato dal voto di domenica. "Ma il Consiglio regionale - si chiedono i promotori della consultazione - non dovrebbe avere decine di valorosi dirigenti che studiano e aiutano a far leggi per mestiere? Il Consiglio non ha al suo interno un Ufficio legale e un Ufficio studi? E uffici altrettanto validi non dovrebbero esserci anche alla Regione? Sono stati investiti dell'incarico e hanno dichiarato la loro inadeguatezza? Perchè se così non fosse, non si capirebbe proprio perché pagare ancora consulenti esterni, spendendo denaro pubblico e delegittimando le professionalità interne alle istituzioni che dovrebbero rappresentare il fior fiore della burocrazia regionale".
LE POLEMICHE - L'opposizione protesta per l'assenza del presidente, ma il Pdl lo difende. Dopo Cherchi (Sulcis) potrebbe dimettersi anche il presidente del Medio Campidano Fulvio Tocco. Resta comunque l'incertezza su quel che accadrà alle Province cancellate: sembra assodata la volontà della Giunta di nominare quattro commissari liquidatori, forse gli stessi presidenti in carica, ma sembra anche pacifico che per farlo serva un'apposita legge regionale. «Non sarà una leggina da fare in cinque giorni», avverte il capogruppo Udc Giulio Steri, recuperando per un attimo la divisa di giurista (è avvocato dello Stato): «Ci sono nodi complicati da sciogliere anche per le Province rimanenti, il referendum ha eliminato la normativa che ne definiva le circoscrizioni territoriali. Ed è difficile che rivivano automaticamente le Province vecchie».