Nell’inferno di Villaservice è il 28 giugno. Il frastuono che tritura il tempo si è fermato. Il calendario segna la disfatta. L’impianto principale del processo di lavorazione dei rifiuti di Villacidro cade a pezzi. Avaria, recita il registro di bordo. Siamo nel capannone più grande di quel coacervo di puzza e miasmi che pervade l’area industriale tra il Paese d’ombre e San Gavino. Qui, dove convergono i rifiuti di mezzo Sud Sardegna, la via crucis è quotidiana, ma quel lunedì mattina non c’è scampo. A fermarsi è quel maledetto macchinario fatto di lame affilate e rotanti in grado di devastare ogni genere di rifiuto che vi finisce dentro. Non ci sono vie d’uscite.

Il blocco degli impianti

È il blocco dell’intera struttura, alla faccia dell’efficienza che ancora ieri veniva declinata con stucchevoli comunicati stampa di autocelebrativa memoria. Il protocollo della società dei rifiuti deve riservare immediatamente un numero che inchioda, data e ora. La nota in partenza è la 2.536 del 28 giugno, nel secondo anno dell’era Covid. Il contenuto è sconosciuto ai più. Per toccarlo con mano bisogna attendere che si apra il cassetto delle ordinanze dell’amministratore straordinario della Provincia del Sud Sardegna. Il documento è una confessione che lascia senza parole. Un elemento rimasto segregato sino ad oggi nel calvario di una gestione che non ammette silenzi. Al quinto dispositivo dell’ordinanza di Mario Mossa, ingegnere di rango, in veste di Presidente commissariale dell’ente intermedio, c’è un virgolettato che svela una realtà che in molti hanno semplicemente ignorato o peggio nascosto.

La rottura

La frase è racchiusa in poche righe: «La Villaservice Spa ha comunicato l’avaria all’impianto di trattamento della frazione organica ubicato nella zona industriale di Villacidro, segnalando che “la rottura, che riguarda il tritomiscelatore posto in testa al processo di compostaggio, non consente la ricezione della frazione organica a partire da domani 29 giugno, verosimilmente, per i prossimi cinque giorni”». Non un semplice macchinario, ma il cuore dell’impianto di trattamento dei rifiuti, quello che la legge impone per far funzionare una struttura degna di questo nome. La Provincia non può fare diversamente: è obbligata a disporre il conferimento dei rifiuti, senza alcun trattamento, direttamente nella discarica a due passi da Villaservice, nell’agro tra Villacidro e San Gavino. Deroga a tutte le norme in attesa della riparazione di quell’impianto. La previsione della prima missiva inviata ai conferitori di rifiuti attraverso la Provincia segna la ripresa per il 2 luglio, cinque giorni dopo il guasto, ma non sarà così.

Missive urgenti

La riparazione del trituratore di rifiuti non è partita semplice. Il guasto non riguarda una ruota bucata. I tempi si allungano maledettamente e Villaservice è costretta a rimetter mano al protocollo delle missive urgenti. E’ il 2 luglio quando l’ennesima nota della società dei rifiuti prende la volta della Provincia. La comunicazione è precisa. Questa volta non indica un numero di giorni, ma il giorno esatto in cui le fauci affilate di quel polverizzatore di rifiuti dovrebbero riprendere a girare vorticosamente. Nel calendario la data è blindata: «Con la nota della soc. Villaservice, prot. n° 2610, si comunicava il ripristino della funzionalità dell’impianto di compostaggio a far data dal 5 luglio 2021».

La scala (foto L'Unione Sarda)

Non una data qualsiasi

Non una data qualsiasi. Quel cinque luglio, infatti, scatta nel calendario con l’immane tragedia consumata nel cuore della notte. In quello stesso capannone, in quello stesso impianto, in quello stesso tritomiscelatore, che le carte descrivono fuori uso dal 28 di giugno sino al 5 di luglio. E, invece, nella notte del 4 luglio, quando la luce del giorno dopo è ancora lontana, si consuma una delle più efferate tragedie nel mondo del lavoro isolano. Ignazio Sessini viene travolto da quello stesso macchinario che risultava, secondo le carte in nostro possesso, fermo dal 28 di giugno e che tale sarebbe dovuto restare sino alla ripresa dell’attività fissata proprio per il giorno dopo la sua morte.

Mistero oltre il fato

Non solo un mistero, ma una vera e propria sequenza di elementi che scaraventano la vicenda ben oltre il fato. Sino ad oggi era ignoto a tutti che quel “tritomiscelatore”, dove ha perso la vita l’operaio, era “rotto” già dalla settimana prima dell’incidente e nessuno sapeva che la ripresa del funzionamento sarebbe dovuta avvenire il 5 luglio. Per quale motivo un elemento così rilevante nell’intera vicenda è rimasto racchiuso nel silenzio di uno scambio epistolare tra la Villaservice e la Provincia? E soprattutto perché Ignazio Sessini lavorava da solo in un impianto che sarebbe dovuto ripartire, secondo le comunicazioni della società dei rifiuti, il giorno dopo il suo ingresso a lavoro?

Otto giorni di riparazioni

Di certo un apparecchio complesso sul quale, è evidente, non si è abbattuto un banale guasto, visto che erano stati comunicati ben otto giorni di riparazioni. Chi ha garantito la piena efficienza dell’impianto dopo il guasto? E quando è stato effettivamente ripristinato, visto che il 2 luglio era stato preannunciato l’ennesimo slittamento dei tempi di riavvio? Tutti quesiti che si stagliano come ferite aperte in una storia alla quale stanno lavorando gli inquirenti alle prese con questo nuovo disarmante elemento, sino ad oggi negato o sottaciuto.

I comunicati

Ancora ieri gli amministratori della Villaservice si prodigavano, a suon di comunicati stampa, prima anonimi e poi firmati, per giurare che «I macchinari vengono sottoposti periodicamente a controllo e manutenzione». Peccato che, a undici giorni da quella tragedia, nessun comunicato fosse stato emesso per spiegare le ragioni e la natura di quel guasto che non depone di certo a favore della costante manutenzione ed efficienza degli impianti tanto decantati da comunicati di maniera e forse inopportuni, vista la realtà dei fatti.

Trasparenza strabica

Certamente non può essere considerato un atto di trasparenza sottacere che quel macchinario fosse fermo da 8 giorni, bloccando qualsiasi conferimento dei rifiuti nell’impianto di trattamento. Su questo genere di tragedie i silenzi minano la trasparenza e la verità dei fatti. Ogni tentativo maldestro di tacitare tutto con censure d’altri tempi rischia di aprire un varco incolmabile tra la verità e la propaganda. Certo, il Consiglio di Amministrazione e la Direzione, con il fantomatico comunicato stampa, poi vergato in seconda battuta, in uno slancio postumo, hanno dichiarato che «i nostri cancelli sono aperti, la disponibilità è massima e non è mai venuta meno». Un invito forse tardivo, e probabilmente retorico, visto che i video e le immagini di cui siamo in possesso, e che pubblicheremo nei prossimi giorni, non sono l’esatta rappresentazione di piena efficienza di quell’impianto. Quell’inferno avrebbe meritato più trasparenza e meno silenzi, soprattutto dopo quella immane tragedia.

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