E' chiuso da alcuni anni. Un monumento di un passato straordinario. L'antico molino del grano di Settimo San Pietro, potrebbe essere acquistato dal Comune che nell'ultima riunione del Consiglio  ha messo a disposizione  300mila euro, con l’obiettivo di salvaguardare uno dei pezzi di storia dell'intera comunità.

Nell’ultima edizione della Festa della malvasia, nell'ottobre scorso, l'impianto è stato per qualche giorno riaperto alle visite susciando grande attenzione. «L’antico Molino Mascia - ha detto il sindaco Gigi Puddu – è uno dei più importanti esempi  della antica tradizione settimese, profondamente radicata nel lavoro dei campi. Con la produzione soprattutto del grano, in gran parte finito dagli anni Quaranta, nel molino dell'imprenditore Gigino Mascia. Proprio per  salvaguardare questo patrimonio storico e identitario – ha aggiunto il sindaco Puddu - l’amministrazione comunale ha intrapreso il progetto di acquisizione del vecchio Molino dopo alcune  interlocuzioni con la famiglia Mascia, per la quale questo straordinario monumento, ha giustamente uno straordinario valore affettivo. Qualora questa operazione dovesse concludersi positivamente, il patrimonio del Comune e quindi di tutta la comunità di Settimo, si arricchirà del valore materiale ma soprattutto immateriale  di questo straordinario monumento legato indissolubilmente alle nostre radici contadine».

L'Antico molino ha iniziato a operare nel 1946, gestito da Gigino Mascia e da Titino Bocchiddi. Per quasi 75 anni il questo tempio del passato si è macinato il grano per produrre la semola. Qui ogni settimana si macinavano dieci quintali di grano Cappelli con la produzione della semola, della farina e del cruschello. Da loro si ricavava il pane (su coccoi, su modditzosu, su civraxiu nieddu). Dal cruschello, si arrivava al pane integrale dietetico. 

La lavorazione era molto semplice. I chicchi che arrivavano inizialmente con i carri a buoi venivano  lavati e fatti defluire su un contenitore in legno dove ci rimanevamo per 18 ore per poi finire sulla macina in pietra. Quindi, al Plansister, che divideva la crusca grossa dalla farina e dal residuo della macinazione. Quello che restava raggiungeva la semolatrice, dove subiva una seconda selezione. Da una parte la semola, dall'altra il cruschello. Dalla semolatrice fuoriusciva anche la "farinetta", la polvere della semola utilizzata per la preparazione della pasta integrale. Il meglio per preparare i ravioli e i malloreddus.

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