Una scuola media contro licei artistici e professionali specializzati in moda. Tre ragazzi, una manciata di materiali riciclati, e un’idea forte come il messaggio che porta: combattere l’inquinamento con la creatività. È la sfida vinta dall’Istituto Comprensivo di Monserrato, unica scuola sarda e unica secondaria di primo grado ad accedere alla finale mondiale del Junk Kouture, un concorso di fashion design sostenibile. 

L’abito si chiama “Reborn” e ha superato la selezione nazionale insieme ad altri nove modelli, su quaranta finalisti. A realizzarlo sono stati Sara Frau, Edoardo Mameli e Alexander Argiolas, alunni di terza media che hanno trasformato vecchi giornali, scarti di carta e cotone idrofilo in un capo di forte impatto estetico e ambientale.

Tutta la scuola – alunni, docenti, famiglie e collaboratori – si è riunita nel teatro di via Monte Linas per seguire la diretta della premiazione. Applausi, urla e lacrime di gioia al momento dell’annuncio: Monserrato volerà alla World Final, prevista all’inizio del 2026. Luogo ancora sconosciuto, ma l’emozione è già globale.

Il progetto nasce in classe, con la professoressa Carla Vargiu, insieme alle colleghe e ai colleghi Cristina Piras, Eleonora Pasquini, Andrea Salvai, Alessandra Giudice, Laura Ornano, Alessandra Crottima si muove su terreni complessi: sostenibilità, riuso, educazione ambientale. Reborn è un abito interamente grigio, a evocare lo smog delle città.

Le superfici sono coperte da scaglie di carta riciclata, ritagliate a mano una per una, a simboleggiare le ferite dell’ambiente e la volontà di ricostruzione.

Le forme si fanno appuntite, irregolari, ma il cuore dell’abito è una rosa rossa che emerge sul petto: segno di resistenza e possibilità. Sul retro, sulle braccia, sulla gonna, le scaglie cambiano forma e orientamento, tutte rivolte verso l’alto. Come un invito a guardare oltre l’aria grigia e immaginare un futuro pulito.

Anche gli accessori seguono la stessa logica: una borsa rovinata recuperata e rivestita, scarpe inutilizzate ridipinte, un cappello-nuvola in cartone e cotone colorato con la cenere.

Il trucco? Polvere nera sul viso, a simulare lo smog che penetra e segna.

Il materiale principale è carta fatta a mano, ottenuta mescolando giornali e documenti non più utilizzabili. Dopo essere stati frullati in acqua e pressati, i fogli sono stati asciugati su telai artigianali costruiti dagli stessi alunni. Da lì, il lavoro paziente: disegnare, ritagliare, incollare, modellare.

Le rose decorative sono state realizzate con tovaglioli di carta e fustelle, la cintura a ventaglio unisce simbolicamente maglia e gonna. Ogni dettaglio è stato curato, ma senza perdere il senso del progetto. 

L’abito si inserisce nel solco degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030: salute e benessere, città sostenibili, consumo responsabile e lotta al cambiamento climatico. In un solo oggetto, il racconto di un presente da correggere e di un futuro ancora possibile. E intanto gli studenti di Monserrato ora aspettano di poter raggiungere la finale. 

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