Una vera e propria fuga. L’ennesima, come si conviene all’Eni in terra di Sardegna. Questa volta, dopo aver ceduto gli impianti chimici di Macchiareddu, l’Ente di Stato si accinge a “vendere” la concessione delle saline Conti Vecchi nello splendido scenario dello Stagno Santa Gilla. Piano di fuga, ovviamente, come prevede il manuale di Stato, da non far trapelare, da tenere sottotraccia per non inficiare la magnificenza del colosso petrolifero. Eppure da qualche ora, nella distesa di sale tra Cagliari, Assemini e Capoterra, le voci si rincorrono, assumendo i contorni di una decisione già assunta. Nella terra del sale, il 26 maggio del 2017, era sbarcato persino il numero uno dell’Eni, Claudio De Scalzi. L’intento, a favore di telecamere, era quello di “pavoneggiare” la bellezza dello scenario e dell’importanza dell’industria del sale.

Promesse & addii

Il manager del “cane a sei zampe” allora si dichiarava pronto ad investimenti milionari, sia in termini produttivi che ambientali, compresi un po’ di pannelli solari, giusto per arrotondare i guadagni. La Regione, del resto, quando sente parlare di Eni spalanca le porte. Tutto quello che chiedono deve essere dato. E, infatti, 3 aprile del 2018 la giunta regionale, Presidente Pigliaru, approva «il progetto di coltivazione e recupero ambientale della concessione mineraria per la produzione di sale comune». De Scalzi non ha la fama di essere uno timido. Nell’interlocuzione con la Regione, senza diventare rosso, chiede che la concessione in scadenza nel 2021, venga rinnovata anzitempo. Detto fatto. Nel 2019 la concessione mineraria, con una superficie di 2.615 ettari, viene rinnovata. Sino al 2046. Venticinque anni dalla scadenza. Uno, a quel punto, si immagina che un Ente di Stato come l’Eni, dinanzi ad una nuova concessione di quella portata, pianifichi nuovi investimenti, metta in campo, una valorizzazione reale, sia sul piano ambientale che produttivo. Invece, niente di tutto ciò. I vertici hanno deciso: scaricare anche l’ultimo baluardo produttivo in terra di Sardegna. In un incontro senza carte e con parole da non registrare, il neo manager della Conti Vecchi Spa, gruppo Eni, Pierfilippo Mocciaro, informa i rappresentanti della Rsu: ci sono almeno quattro manifestazioni d’interesse per rilevare la concessione delle saline.

Spiazzati

I rappresentanti sindacali sono spiazzati dinanzi ad un annuncio non solo improvviso ma che pare non lasci adito a ripensamenti. Alla faccia del grande piano del sale dell’Ing. Luigi Conti Vecchi che, con una concessione del 1921, realizzò uno dei progetti produttivo-naturalistico più rilevanti dell’Isola, progettando e realizzando le grandi saline di Cagliari. Una storia segnata da piani ambiziosi e da promesse non mantenute, sino alla dismissione di importanti filiere chimiche legate proprio al sale. Prima con la Sir e poi con l’Eni, il risultato non cambia. La logica del profitto, e le successive dismissioni in terra sarda, sono una costante.

Prima sfruttano

Sfruttano sino a quando conviene e, poi, subito dopo fuga senza colpo ferire. Il piano di abbandono è definito: sono pronti quattro competitor internazionali che porteranno definitivamente fuori dall’Isola la gestione delle saline. Prima erano stati i francesi a “scippare” le saline di S.Antioco, mettendole sotto il dominio della multinazionale “Salins”, adesso l’assalto è tutto rivolto a Santa Gilla. L’Eni, dunque, una volta incassato il rinnovo della concessione da parte della Regione, mette sul mercato la concessione appena ottenuta. Uno schiaffo istituzionale senza precedenti rivolto ad un’istituzione pubblica che ha rinnovato una concessione in base ad un piano di mantenimento produttivo e di valorizzazione che si è rivelato inesistente. Nei mesi scorsi con un’inchiesta dell’Unione Sarda avevamo raccontato, con documenti inediti ed esclusivi, il grande piano di fuga dell’ente di Stato, compresa la fuga dalle saline. Ci furono smentite e rassicurazioni, con tante bonifiche dichiarate ma di cui poco ancor oggi si vede. Nella stessa concessione, tra l’altro, era obbligatoriamente prevista la gestione contestuale delle saline con gli impianti del cloro-soda.

Comanda l’Eni

L’Eni andò avanti per la sua strada e cedette gli impianti di Macchiareddu ad una società nata apposta qualche mese prima proprio per “ereditare” quella fabbrica. Oggi è la volta delle saline. Nell’inchiesta pubblicata a marzo scorso rivelammo che i vertici della Enirewind, società dell'Eni che detiene il 100% delle quote della Conti Vecchi, avevano già incontrato l'Atlantic Trade & Export, una società spagnola pronta ad acquisire l'impianto di raffinazione del sale di Santa Gilla.

Gli stranieri

Tra i pretendenti al sale di Sardegna, nelle comunicazioni senza traccia dell’Eni, però, non ci sono solo gli spagnoli. In campo ci sarebbero i francesi di Salins, gli austriaci di Salisburgo, proprietari delle miniere di Salgemma e, infine, i siciliani di Italkali. Società e multinazionali che da sempre hanno un interesse inconfessabile: dominare il mercato. Con un duplice obiettivo: sfruttare al massimo gli impianti senza nuovi investimenti e, poi, chiudere le saracinesche per restare monopolisti assoluti nelle proprie nazioni, governando mercato e prezzi. Del resto le saline di Cagliari da decenni non registrano interventi di modernizzazione. La fuga dell’Eni ha, dunque, una duplice ragione: il guadagno non è quello del petrolio e gli investimenti da fare non sono ritenuti interessanti. C’è una domanda che per il momento resta senza risposta ufficiale: per quale motivo l’Ente di Stato ha preteso e ottenuto il rinnovo della concessione sino al 2046? Quelle 400.000 tonnellate di sale che ogni anno si sfornano a Santa Gilla non sono più di interesse dell’Eni. Il meccanismo in Sardegna è consolidato: dopo che le attività le hanno sfruttate le cedono, e scappano dalle responsabilità. E ovviamente arrivano le multinazionali, straniere il più delle volte. Resta da capire se la Regione nel rinnovo della concessione si sia tutelata o, meglio, abbia tutelato quel compendio produttivo e naturalistico. Un dato è certo: siamo dinanzi all’ennesima fuga, silente e senza pudore, dell’Ente di Stato. Questa volta con lo sberleffo di una concessione appena rinnovata.

Mauro Pili

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