C’è Marco, 80 anni, di Cagliari, arrivato la scorsa Pasqua. E Giuseppe, 70 anni, anche lui originario del capoluogo, dimenticato qui dall’inizio dell’estate. Per non dire di Guglielmo, settantenne dell’Iglesiente che conta i giorni e assicura che è arrivato a novanta. Tre mesi come Luigi, cagliaritano di 50 anni, che però è da febbraio che manca da casa.

Nomi senza volto, vecchi e malati psichiatrici con storie di solitudine e abbandono parcheggiati in un letto d’ospedale e dimenticati dalle famiglie e dal mondo.

«Persone abbandonate dalle famiglie, dimenticate in ospedale», dice don Antonello Demurtas, cappellano dell’ospedale San Giuseppe di Isili, uno di quegli avamposti dell’assistenza sanitaria territoriale che arranca, tenuta in vita da una truppa sguarnita di medici, infermieri e oss costretti a turni massacranti e a sacrifici certo non ripagati.

Nel reparto di Medicina, su venti posti letto sei sono occupati a tempo indeterminato. «Pazienti psichiatrici che avrebbero bisogno di un’assistenza specifica, e altri, malati di non si sa cosa, forse solo solitudine. Gli infermieri li accudiscono con amore e premura, ma si sentono impotenti, più di tanto non possono fare».

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