Raccontare ai cittadini le osservazioni da inoltrare al ministero – entro il 24 agosto – in merito alla proposta della società Sedda Perdonau S.r.l. È quanto richiesto dal comitato per la difesa del Territorio Parteolla - Gerrei ai sindaci dei Comuni interessati: Dolianova, Serdiana, San Nicolò Gerrei e Sant’Andrea Frius.  

Le amministrazioni dei quattro comuni, col supporto degli uffici tecnici, dovranno infatti spiegare e documentare al ministero dell’Ambiente i motivi oggettivi per cui la costruzione di un impianto, con 13 pale alte oltre 200 metri e una potenza complessiva di 78 Mw, non può trovare residenza nell’area individuata. La richiesta presentata ai sindaci, allargata anche al primo cittadino di Donori, il cui territorio è interessato dal passaggio dei cavidotti, si inserisce in un quadro di sincera collaborazione tra cittadini e amministratori, che oggi sono chiamati a rappresentare le istanze di una comunità unita e compatta nella tutela del proprio territorio e, soprattutto, contraria all’ennesimo sacco della Sardegna.

«Il progetto del Parco di Sedda Perdonau Wind S.r.l. deve essere bloccato»: è la popolazione dell’aerea interessata a chiederlo, e lo fa attraverso tutte le forme legittime consentite: assemblea popolare, richiesta di convocazione di consigli comunali straordinari, promozione della legge Pratobello. Stralci dell’atto sono state rese note attraverso la pagina Facebook del comitato che, sostenendo lo strumento legislativo della proposta di legge popolare Pratobello e quindi l’utilizzo del sistema giuridico come unica via per fermare una speculazione eolica e fotovoltaica senza precedenti, desidera evidenziare come gli autori del progetto dipingono gli abitanti dell’area interessata: «Incapaci e poco avvezzi alla produzione di ricchezza e ostili alle innovazioni: “ […] Il mancato inserimento delle aziende in una adeguata rete di distribuzione, oltre l’incapacità (da parte dei singoli operatori) di costruire rapporti di collaborazione con altri settori […] quali quello turistico, è anche generato dalla scarsissima propensione a collaborare esistente tra gli operatori […] eccessiva frammentazione aziendale, allo scarso associazionismo tra produttori, alla mancanza di un ricambio generazionale nella guida delle aziende agricole, che poi si traduce in forte resistenza al cambiamento e all’innovazione».

(Unioneonline)

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