È bianco, è lungo circa  4,2 metri, ha un diametro di poco meno di 20 centimetri. Può esplodere. E il suo costo, secondo un rapporto dell'Institut français des relations internationales, è di circa 2 milioni di euro. 

Sono le caratteristiche del missile Aster 30 che risulta “disperso” davanti alla costa del poligono interforze del Salto di Quirra, a una profondità di circa 602 metri. 

L’avviso arriva dall’ufficio circondariale marittimo di Arbatax, che ha emesso un avviso di pericolosità e ordina di non avvicinarsi a una distanza inferiore di 150 metri dal punto della presunta caduta. Nessun rischio per i bagnanti, vista la distanza dalla riva. Ma di certo uno stato di fatto che rappresenta una realtà un po’ diversa da quella che emergeva dai comunicati ufficiali delle forze armate, che a fine maggio avevano reso conto delle esercitazioni appena andate in scena nel poligono. 

Il punto in cui risulta disperso il missile

La comunicazione

Altro che simulazioni al computer: nel poligono interforze del Salto di Quirra, inaccessibile tratto della costa orientale della Sardegna, nelle scorse settimane è stato testato, a fuoco, il sistema di difesa italiano per «verificare le procedure per la sorveglianza dello spazio aereo contro le moderne minacce della terza dimensione». Sono stati sparati due missili Aster 30 con l’utilizzo del sistema Samp-T, per cercare di neutralizzare la minaccia di radiobersagli Mirach-40, ossia aeromobili a pilotaggio remoto che simulano un’ampia gamma di attacchi aerei. Ma sono stati anche utilizzati i missili terra-aria Stinger per annullare i pericoli causati da altri aerobersagli. Durante l’attività sono stati testati, inoltre, dei sistemi antidrone (C-Uas) «integrati nel sistema di difesa aereo».

Guerra a Quirra

A fornire le informazioni è un comunicato dello Stato Maggiore dell’Esercito, che sottolinea: «La “campagna lanci” ha fatto seguito alla “Joint Stars 2025”, un’esercitazione che ha interessato le batterie controaerei, sviluppatasi in diverse sessioni, riproducendo attacchi simulati di intensità variabile con l’obiettivo di contrastare le minacce aeree e missilistiche, per garantire la protezione dell’area di sbarco delle Forze Alleate». Insomma: dalla creazione di un ambiente informatico nel quale si è ipotizzato un attacco russo che, stando alle cronache, avrebbe bucato le difese nazionali facendo finire sei missili su Cagliari, si è passati ai test reali, quelli dove le armi fanno fuoco davvero.

Il sistema di lancio SampT

La comunicazione di fonte militare parla di operazione perfettamente riuscita, tanto che il comandante operativo di vertice interforze (Covi), il generale Giovanni Maria Iannucci «ha espresso parole di apprezzamento per il lavoro svolto dagli artiglieri contraerei» schierati sul campo nel Sarrabus, in collegamento “classificato” con il comando superiore schierato a Sabaudia. Ma il sistema è davvero così efficiente?

Il Wall Street Journal

Il Samp-T potrebbe non funzionare a dovere, stando a quanto riportato di recente dal Wall Street Journal. Il suo prezzo è di circa 500 milioni di euro, spara missili (gli Aster) da due milioni l’uno. Ed è stato consegnato dall’Europa all’Ucraina per contrastare gli attacchi russi. Secondo il quotidiano conservatore statunitense il prodotto bellico della italo-francese Eurosam schierato sul fronte di difesa di Kiev sarebbe dotato di un software che avrebbe faticato a intercettare i missili ipersonici russi. La causa: un non meglio precisato problema tecnico. La società fornitrice non avrebbe risposto alle domande poste dai cronisti americani, quindi non si può conoscere la sua versione.

I test sardi

I test effettuati in Sardegna, e la divulgazione dei loro risultati, sembrano raccontare un’altra efficacia. E i governi europei sembra credere a questa versione. Italia, Francia e Regno Unito – nell’ambito della campagna di riarmo europeo – puntano all’acquisto congiunto di 200 missili Aster. Quelli testati a Quirra. Uno, però, si è perso. E giace in fondo al mare. 

Enrico Fresu

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