La Bekaert di Macchiareddu è in vendita, e con essa resta incerto il futuro dei dipendenti che ci lavorano. Sulla vicenda della multinazionale belga, radicata nel territorio da oltre mezzo secolo, è intervenuta la presidente del Consorzio industriale di Cagliari, Barbara Porru: «Apprendiamo con rammarico la decisione di Bekaert, azienda di rilevanza internazionale, di cedere i propri asset in Sardegna, motivando tale scelta con l’insostenibilità competitiva derivante dai costi elevati per energia e trasporti, non più concorrenziali. Una realtà che ha animato per oltre 50 anni il tessuto industriale sardo, un patrimonio che ha generato occupazione e indotto per il territorio, e che desidereremmo continuare a vedere crescere. La decisione di interrompere la propria storia produttiva rappresenta purtroppo un chiaro segnale del delicato momento che attraversano le imprese, specialmente in Sardegna, dove il costo della produzione e della logistica si conferma una delle sfide più difficili da superare».

In ballo, come ricorda anche il sindaco di Assemini Mario Puddu, c’è il «rischio di cassa integrazione per 237 lavoratori diretti e circa 50 dovuti all’indotto, con le loro famiglie». Una possibilità che «ci procura ansia e preoccupazione». Il primo cittadino e consigliere d'amministrazione del Cacip – oltre a esprimere la sua vicinanza e solidarietà a tutti i lavoratori coinvolti – ha sottolineato come nei giorni scorsi ha «sentito telefonicamente l'amministratore delegato della Bekaert Sardegna e abbiamo dato disponibilità a un incontro per approfondire la situazione». Puddu promette di sollecitare Regione e governo «affinché si apra subito un tavolo istituzionale che dia risposte concrete. Ovviamente di tutto questo renderò edotto l'intero consiglio comunale».

Sforzi condivisi con la presidente del Cacip, che richiama il lavoro svolto in collaborazione con le istituzioni pubbliche e private per sostenere le aziende del territorio in un momento così delicato: «Crediamo fermamente che solo attraverso l’integrazione di innovazione tecnica, servizi efficienti e investimenti ambientali si possano creare le condizioni per un rilancio industriale duraturo. In questa direzione stiamo lavorando al potenziamento della nostra piattaforma ambientale, per renderla tra le più moderne in Italia, con l’obiettivo di migliorare gli impianti di termovalorizzazione e compostaggio e completare il percorso che porterà alla produzione di biometano dal trattamento dei rifiuti organici».

Ma per il futuro delle imprese occorrerà accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Isola: «Per rendere realmente attrattiva e sostenibile l’industria in Sardegna è fondamentale garantire un approvvigionamento stabile di energia, assicurando la perequazione tariffaria su base nazionale dei maggiori costi di trasporto e distribuzione del metano sull’isola. Questo consentirà di applicare in Sardegna le stesse tariffe del resto del Paese. Significa, tra l’altro, portare rapidamente il metano sull’isola a condizioni paritarie, colmando un ritardo infrastrutturale e competitivo che incide da decenni sulla produttività delle nostre aziende, e continuare a investire in ricerca per individuare fonti energetiche alternative e sostenibili. Solo così sarà possibile affiancare alle fonti rinnovabili delle alternative concrete e immediate per la transizione energetica. In questo contesto le comunità energetiche possono avere un ruolo importante, rappresentando un’opportunità di sinergia e condivisione tra imprese e territori, in grado di aumentare l’autonomia energetica, promuovere l’innovazione e creare valore a livello locale. Parallelamente riteniamo prioritario intervenire anche sul fronte della continuità territoriale, per garantire una logistica efficiente e sostenibile, e favorire i collegamenti tra Sardegna e resto d’Italia».

(Unioneonline/v.f.)

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