In Sardegna si prepara la guerra. O si testano armi per evitarla. Dipende dai punti di vista. Nel poligono interforze del Salto di Quirra il 3 dicembre è stato effettuato un lancio con il Sampt-T Ng, il sistema missilistico di nuova generazione partorito dalla collaborazione tra l’industria bellica italiana e quella francese. Pochi giorni dopo, il 15, la variante d’Oltralpe della stessa arma è stata provata nel poligono Dga Essais de Missiles, a Biscarrosse.

Nelle ore successive è stata diramata una nota ufficiale che parla di missione compiuta con «successo», i lanci «hanno dimostrato ancora una volta l’elevato livello di prestazioni di questa capacità a lungo raggio sviluppata da Eurosam per le forze armate dei due Paesi». E non solo: a settembre il ministero della Difesa esprimeva «soddisfazione per la decisione assunta dal governo danese di dotarsi del sistema di difesa aerea a media portata Samp/T Ng» che consentirà a Copenaghen «di garantire una protezione più efficace del proprio spazio aereo e della popolazione di fronte a minacce sempre più sofisticate». Mai nominata c’è la minaccia russa. E sullo sfondo ci sono le dichiarazioni del ministro Guido Crosetto che ha annunciato miliardi di investimenti per lo scudo, il “dome”, del quale l’Italia si dovrà dotare per difendersi da attacchi missilistici. Ha già un nome: "Michelangelo Dome”. A Quirra ne è stato sperimentato un pezzo importante.

La sperimentazione

Il Samp/T lancia missili Aster. La stessa tipologia di uno dei due (l'altro era un più leggero Stinger) che sono stati smarriti nel mare del Sarrabus durante una precedente esercitazione, a fine maggio. In grandi numeri, ma abbastanza evocativi, ha la capacità di intercettare (si legga: abbattere) un aereo a 100 chilometri di distanza e un missile a 25. Bersagli che vengono descritti come «impegnativi in termini di gittata, manovrabilità, furtività o velocità». Il sistema appena testato «è già stato ordinato per equipaggiare le forze aeree e spaziali francesi e italiane, nonché l’Esercito italiano», si legge in una nota, «i primi sistemi saranno consegnati all’Armée de l’Air et de l’Espace (Forza aerospaziale francese) e all’Esercito Italiano, all’inizio del 2026 per la valutazione operativa». I comunicati sono celebrativi: il test sardo e quello francese «rappresentano importanti passi avanti nello sviluppo di questo nuovo asset di difesa aerea europea all’avanguardia».

Enrico Fresu

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