Qualsiasi normativa che riguardi il riordino degli enti locali deve, infatti, passare al vaglio del Consiglio delle Autonomie Locali che ha 15 giorni di tempo per effettuare le proprie valutazioni sulla legge prima che l'assemblea sarda possa esaminare in Aula il provvedimento, quindi ben oltre questa settimana in cui si iniziano a scandire i cinque giorni di tempo che ha il presidente della Regione per ufficializzare l'esito dei quattro quesiti abrogativi delle Province di Olbia Tempio, Ogliastra, Medio Campidano e Carbonia Iglesias. Dopo la decisione di un terzo della popolazione sarda, ora la parola passa nuovamente alla politica, in Consiglio regionale, dove oggi la legge di riordino sugli enti locali riprende il suo iter in commissione Autonomia e Riforme, presieduta da Paolo Maninchedda (Psd'Az), dopo il rinvio dell'Aula. L'organismo si riunisce alle 16e 30 in seduta permanente allargata ai capigruppo di entrambi gli schieramenti per varare quella norma transitoria, richiamata più volta negli ultimi giorni dagli stessi giuristi incaricati dalla presidenza del consiglio regionale. Sempre oggi, il presidente della commissione Riforme ha incontrato il comitato dei 18 'superpartes' che si è costituito per tutelare il voto espresso dai sardi. "La volontà di rispettare l'esito dei referendum non è in discussione e non ho sentito alcuna forza politica che si è espressa in senso contrario - ha detto Maninchedda durante la riunione - il problema è il come". Il preside della Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari, Massimo Deiana, ha parlato di "eccesso di cautela, perché abbiamo assistito a esperienze a livello nazionale di referendum che hanno disposto scelte e che sono stati superati con artefici giuridici. In questo caso - ha aggiunto - non è contendibile il risultato e il tempo, si può discutere sul percorso e siamo disponibili a dare il nostro contributo alla discussione anche magari ad essere sentiti in Commissione".
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