Oristano, solo due medici per oltre 500 malati di tumore: «Stop a nuovi pazienti». Famiglie disperate
La testimonianza della figlia di un 85enne: «Le cure non possono essere fermate dalla burocrazia»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
A Oristano il reparto di Oncologia è a rischio paralisi. Stop a nuovi pazienti: le due specialiste rimaste non possono farsi carico di altri casi visto che da sole devono già seguire oltre 520 malati.
Il primario Luigi Curreli si è visto dunque costretto a inviare una nota a tutti i reparti del San Martino spiegando che i nuovi accessi sono bloccati. «Non abbiamo certezze di quando la situazione potrà cambiare – ha osservato – non sappiamo se e quando potranno arrivare eventuali rinforzi, quindi non possiamo prendere in carico altri pazienti». Nei mesi scorsi era stato bandito un concorso da Ares e «scorrendo la graduatoria nessun medico ha scelto Oristano».
Una situazione assurda come segnalato da vari utenti fra cui la figlia di un 85enne di Santa Giusta alle prese con un tumore al polmone. «Abbiamo perso un mese in attesa che ci dicessero se e quando mio padre avrebbe potuto iniziare la chemioterapia. E con un tumore così aggressivo, trenta giorni non si possono sprecare dietro la burocrazia».
«Il 5 novembre mio padre era stato visitato in Oncologia al San Martino e gli era stato detto che si sarebbe dovuto sottoporre alla chemioterapia», racconta la figlia 42enne. Prima però erano necessari altri esami, effettuati al Brotzu solo a fine novembre. «Nel frattempo – aggiunge la donna – abbiamo chiesto anche una consulenza allo Ieo di Milano e hanno raccomandato di iniziare subito la terapia vista l’aggressività del tumore. Da allora però l’oncologa che ci aveva seguito a Oristano è andata via, ha lasciato la cartella clinica alle colleghe ma non siamo riusciti a contattare nessuno nonostante numerosi tentativi».
La donna ricorda che è trascorso un mese ormai da quando è stata prescritta la chemioterapia «ma mio padre non ha ancora iniziato nessuna cura. Oggi andremo al Businco a Cagliari e dovremo iniziare da capo».
I familiari dei malati vivono la situazione con grande sconforto: «Chi si assumerà la responsabilità se i nostri cari dovessero peggiorare o morire per mancanza di cure tempestive?», si chiedono. «Comprendiamo le difficoltà di due dottoresse lasciate sole, ma la burocrazia e l’organizzazione interna non possono mettere ulteriormente a rischio un paziente oncologico».
Un appello simile era arrivato anche da Gisella Masala, una delle portavoce del Comitato per il diritto alla salute della provincia. «Il sistema pubblico si sta sgretolando, non c’è stata una programmazione per l’avvicendamento del personale sanitario, non si fanno bandi a tempo indeterminato – osserva - Si devono solo ringraziare coloro che ancora resistono e portano avanti un reparto, ma la burocrazia non può essere un ulteriore ostacolo per i pazienti oncologici».