Poco importa se la Regione ha fatto sapere che, in merito al mancato scioglimento del Consiglio comunale, non ha più nessun potere di controllo e che eventuali controversie concernenti la legittimità dei provvedimenti dovranno essere devolute alla cognizione del competente giudice amministrativo. I sette dimissionari (Alberto Cera, Luca Schirru, Rita Piras, Paolo Porru, Anna Maria Dore, Salvatore Tuveri e Antonio Melis) che lo scorso 30 settembre hanno deciso di mollare il Consiglio, vanno dritti per la loro strada e continuano a chiedere diversi interventi.

Ieri hanno inviato un nuovo sollecito a vari Enti. Prima hanno ricordato tutte le presunte irregolarità commesse a detta loro dal sindaco Samuele Fenu. Tra cui anche la mancata surroga degli altri consiglieri entro i termini di legge. Poi hanno chiesto alla presidente della Regione Todde e all’assessorato degli Enti Locali "di adottare il decreto di scioglimento del Consiglio comunale  ai sensi dell’articolo 141 e di inibire la prosecuzione di convocazioni e deliberazioni consiliari". Al prefetto di Oristano invece "di assumere le iniziative di competenza per il ripristino della legalità". All’albo nazionale dei segretari comunali e provinciali di acquisire la documentazione ai fini dei profili disciplinari e deontologici". Chiedono poi alla Corte dei Conti "di valutare i profili di eventuale danno erariale connessi all’esecuzione di atti privi di titolo". Alla Procura della Repubblica "di acquisire gli atti e compiere ogni valutazione di competenza in ordine all’eventuale apertura di un procedimento penale".

Sul caso intanto se ne parlerà anche in Regione. I consiglieri Paolo Truzzu, Emanuele Cera, Fausto Piga, Antonello Floris, Maria Francesca Masala, Francesco Paolo Mula, Gianluigi Rubiu, Corrado Meloni e Cristina Usai  hanno presentato un'interrogazione con richiesta di risposta scritta sul mancato scioglimento del Consiglio. 

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