Santa Giusta ha riscoperto le sue origini con un viaggio tra archeologia, tradizioni e memoria nella terra dell'ossidiana.

Si è conclusa con grande successo la nuova edizione di Othos – Othoca e Ossidiana, l'evento che ha trasformato il paese in un museo a cielo aperto, offrendo ai visitatori un affascinante viaggio nel tempo, dal Neolitico ai giorni nostri, tra archeologia, arte e tradizioni popolari. Promosso dal Comune di Santa Giusta con il sostegno della Fondazione di Sardegna e della Regione, l'appuntamento ha messo in dialogo passato e presente, unendo esperienze educative, divulgative e comunitarie.

L'archeologo Giuseppe Maisola, affiancato dagli studenti della scuola secondaria di primo grado, ha dato il via al trekking urbano.

I ragazzi, diventati per l'occasione “piccole guide del territorio” dopo mesi di laboratori sull'ossidiana e la ceramica nuragica, hanno accompagnato i visitatori in un percorso narrativo che ha toccato le varie epoche della storia locale: dal Paleolitico al Neolitico, dal mondo nuragico fino alla civiltà fenicia e romana. Nel sagrato della Basilica romanica di Santa Giusta invece Musici e Sbandieratori del Quartiere Castello di Iglesias hanno riportato il pubblico nel Medioevo con il suggestivo “Saluto al popolo dell'Araldo”, tra suoni, colori e movimenti che hanno animato la piazza in un clima di festa.

L'evento (Foto concessa)

E poi degustazione dedicata ai prodotti della laguna. I maestri dell'Associazione Is Fassoneris hanno mostrato dal vivo la costruzione di un fassone, un laboratorio all'aperto che ha incantato il pubblico, unendo conoscenza tecnica e saperi popolari.

E poi la rievocazione all'Associazione Antichi Abitanti di Tzur. «Othos è nato per far conoscere Santa Giusta attraverso i suoi beni culturali e le testimonianze storiche, in un percorso che unisce educazione, turismo e comunità – spiega Rossana Garau, operatrice culturale del Comune di Santa Giusta e referente del progetto – Quest'anno il coinvolgimento delle scuole e dei giovani studenti ha dato un valore ancora più profondo al progetto, trasformando l'apprendimento in esperienza condivisa e viva».

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