Cabras, si rinnova il rito della scorsa degli scalzi: in 800 hanno riaccompagnato il simulacro di San Salvatore
Prima si sentono le voci che gridano: «Evviva Santu Srabadoi». Poi, in lontananza, si intravede la bandiera rossa che sventola.
E poi ecco finalmente quel serpentone umano di colore bianco che velocissimo arriva a Cabras, paese da giorni bardato a festa. Ieri in tarda serata, 800 uomini di corsa e a piedi nudi hanno rinnovato ancora una volta il rito della Corsa degli scalzi per riaccompagnare il simulacro di San Salvatore in spalla dalla chiesa campestre dell'omonimo villaggio alla pieve di Santa Maria Assunta a Cabras.
Un rito che si tramanda di generazione in generazione per rinnovare un voto, una promessa. Ieri ad attendere is curridoris con la tunica bianca c'era una folla immensa. Tantissimi fedeli e molti turisti hanno voluto applaudire e accogliere gli scalzi che prima di arrivare a Cabras hanno attraversato le strade sterrate e polverose del Sinis, quest'anno ancora più tortuose.
Otto chilometri di fede, di preghiera, di fatica. Lo stesso tragitto percorso la mattina prima, sabato, all'alba da Cabras a San Salvatore. Quando gli Scalzi si fermano, in via Tharros, all'ingresso del paese, esplode una gioia immensa.
È festa. Si sentono i fuochi d'artificio e gli applausi infiniti per omaggiare gli scalzi con i visi commossi, stanchi, sudati. Qualcuno zoppica per i forti dolori ai piedi. Ma tutti vogliono toccare il Santo per ringraziarlo. In tanti si abbracciano, fieri di esserci riusciti anche questa volta. E il voto è stato sciolto, tra lacrime ed emozioni.