L'ultima cosa che ricorda è il lampo rosso dell'indicatore di velocità: segnava 83 chilometri orari. Il resto è fumo, voci lontane e indistinte, un enorme imbuto piazzato sotto il mento per raccogliere il vomito che non si fermava. E buio, un buio inquietante che pian piano cominciava ad avvolgerlo. Intorno c'era lo spettacolo maestoso delle nevi di Moena e facce spalancate sull'orrore, a guardare quel cencio umano che colorava di sangue una pista immacolata.

Fino a cinque minuti prima la vita di Gianni Onorato era un'altra storia. La morte è passata a prenderlo senza avviso mentre era in vacanza con la famiglia sui monti del Trentino. Una discesa a razzo su un percorso per professionisti, il figlio Michelangelo che lo incitava papà parti a uovo, a uovo! E lui che ci ha creduto, s'è chiuso sugli sci ed è volato via. Proprio come fanno i campioni.

Ha perso l'equilibrio un minuto dopo. È finito su una corda che gli ha spezzato sette costole e l'ha scaraventato - come una fionda - sulla neve dura. Pochi minuti più tardi una motoslitta dei carabinieri l'ha portato in tutta fretta al pronto soccorso dove, mentre gli riassestavano un braccio fratturato, si sono accorti che la testa si stava vistosamente gonfiando. Trasbordo in elicottero a Trento, ingresso-lampo in sala operatoria per un intervento che inizia alle 19 del 10 marzo e finisce alle quattro del mattino del giorno dopo. Al termine, il chirurgo avverte i familiari che ci sono serie complicazioni cardiovascolari e un imponente versamento pleurico. Cosa significa questo?, chiede Valentina, la figlia maggiore. «State preparati al peggio».

Intanto Gianni Onorato, 63 anni, era un perfetto aspirante cadavere sulla lettiga che lo portava cigolando in Rianimazione. Coma farmacologico. Occhi chiusi, naso più affilato del solito, testa avvolta in un turbante di bende, cannule dappertutto.

Due mesi più tardi, si ripara dal sole di maggio sotto gli ombrelloni del suo ristorante, pieno centro di Cagliari. Infila e sfila ossessivamente gli occhiali scuri, ogni tanto inceppa sulle parole, scopre con fastidio improvvisi vuoti di memoria, maschera una stizza lieve e va avanti. «Progredisco alla velocità di un centimetro al giorno. Ma tenuto conto di quello che mi è accaduto ho deciso di festeggiare due compleanni l'anno. In fondo, posso dire d'aver vissuto due volte».
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