Il pensiero del volo da bloccare “in tempo” arriva spesso con mesi di anticipo, quando le feste sono ancora un problema lontano. Sì, un problema. Perché per tanti sardi che vivono fuori dall’Isola tornare a casa è un’esperienza dolceamara che assume, puntualmente, i contorni di una vera odissea.

Lo sa bene Roberta Puddu, cagliaritana residente in Emilia Romagna, che anche quest’anno desiderava solo rientrare in Sardegna per trascorrere le festività con la propria famiglia, tra regali, buon cibo e affetti. «Ho vissuto, inutile dirlo, giornate splendide», racconta. A rovinare tutto, però, è stato il viaggio di ritorno, trasformatosi in un autentico tour de force.

«Ho volato da Orio al Serio – spiega – lasciando il mio cane in pensione e l’auto in un parcheggio a pagamento. I voli sono costati 700 euro per tre persone, bagagli compresi. Gli orari proposti dalla compagnia sono per lo più indegni: o all’alba o nel cuore della notte. L’aereo che avrebbe dovuto lasciare Elmas alle 23.45 è partito alle 01.05, atterrando a Bergamo intorno alle 2.25». Se i prezzi rappresentano una parte consistente del problema, il contorno non è da meno. «Al rientro – prosegue – abbiamo trovato servizi aeroportuali praticamente inesistenti: bar chiusi, scarsa assistenza, nessuna informazione».

Il racconto si chiude con un’amara riflessione: «Mi sono tornati in mente i viaggi che da ragazzina facevo con la Tirrenia per raggiungere i parenti a Roma. Li chiamavo “carri bestiame”, perché così, da sardi, siamo sempre stati trattati. E se poi non sei residente, perdi anche ogni diritto. Come sempre, mi sento schifata».

Ma quello di Roberta Puddu non è un caso isolato. C’è anche chi, davanti a cifre proibitive, ha dovuto rinunciare del tutto al rientro nell’Isola. È la storia di Noemi Melis, figlia di un emigrato sardo, che con i suoi genitori e la sorella ha accantonato l’idea di trascorrere il Natale in Sardegna: i biglietti, senza bagagli, arrivavano a sfiorare i 1.500 euro. Una cifra che in molti casi è più di un “brutto sogno”: si trasforma in barriere insormontabili. Tanto che, alla fine, il desiderio di tornare a casa viene messo da parte e lascia spazio alla rassegnazione.

La stessa sorte è toccata ad Alessandro Deiana, chef sardo che lavora a Milano da anni. Per rientrare durante le feste avrebbe dovuto spendere oltre 800 euro, con l’ulteriore beffa dei pochi voli disponibili e delle difficoltà a incastrare arrivi e partenze. «Ho rimandato tutto a febbraio», racconta. Ma intanto restano la rabbia, la frustrazione e quella sensazione amara di libertà negata, che per molti sardi continua a essere il prezzo da pagare per tornare a casa.

© Riproduzione riservata