Due anni prima che la Corte europea dei diritti dell'uomo pronunciasse la sentenza sui crocifissi nelle scuole, lei aveva già ordinato ai suoi bidelli di toglierli da tutte le aule dei quattro istituti che dirige a Sestu: due Elementari e due Materne. Ordine ripetuto nuovamente dieci giorni fa, quando il Cristo era ricomparso nelle pareti dopo alcuni lavori di ristrutturazione nell'istituto di via Galilei.

Alessandra Patti, 39 anni, dal 2007 è direttrice del secondo circolo didattico di Sestu, ma nelle sue scuole (75 docenti, 9 bidelli e 640 alunni) la recente sentenza della Corte di Strasburgo arriva in ritardo. Appena nominata, la dirigente aveva chiesto ai collaboratori di rimuovere qualsiasi simbolo religioso, ottenendo che tutti i crocifissi venissero tolti dalle aule. «È tutto vero - svela un'insegnante - sebbene col tempo qualche crocifisso sia ricomparso. Una decina di giorni fa, poi, sono stati nuovamente levati. C'è da dire, per quanto ne sappia io, che non ci sono state grosse lamentele».

Nelle quattro scuole, ancora ieri mattina, nessuno aveva voglia di commentare. L'unica indiscrezione trapelata riguarda l'istituto di via Galilei recentemente risistemato. A inizio anno, rimessi a nuovo gli impianti e stuccati i muri, gli operai hanno ritinteggiato una serie di aule: quando nei giorni scorsi i lavori sono finiti, nei locali sono tornati armadi, lavagna, banchi e anche i crocifissi. Da qui il nuovo intervento della dirigente scolastica, che ne ha ordinato la rimozione. Secondo una fonte interna alla scuola, ora sarebbero tutti chiusi in un armadio.

Assente in questi giorni per malattia, Alessandra Patti raggiunta al telefono non rilascia dichiarazioni. «Una nostra portavoce ha chiesto alla dirigente di rimettere il crocifisso in una classe - ha riferito ieri la madre di un alunno di via Galilei (che chiede l'anonimato per non creare problemi al figlio) - ma le hanno risposto che non si poteva, perché c'erano compagni di classe di altre religioni». In realtà, pare che la dirigente non fosse contraria a priori alla proposta, ma abbia chiesto che venisse avvallata da tutti i genitori, compresi quelli di due alunni testimoni di Geova. Uno scoglio insormontabile. Ma c'è anche chi vede con favore la scelta della preside. «La scuola non deve avere etichette religiose, ma bravi insegnanti - dice V. T., mamma di un'alunna della “Gianni Rodari” di via Gagarin - i nostri bambini devono imparare la tolleranza e il rispetto, poi per la dottrina ci pensiamo noi».

FRANCESCO PINNA
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