La vertenza Sulcis, da inserire in quella più generale della Sardegna, è stata rilanciata ieri a Carbonia nel corso di un'assemblea provinciale organizzata dai tre sindacaticonfederali. Ebbene per Cgil, Cisl e Uil, l'uscita dalla crisi è legata al salvataggio del comparto industriale legato ad alluminio, piombo e zinco (e alle tariffe energetiche agevolate) e al rilancio del carbone Sulcis attraverso la privatizzazione delle miniere e la realizzazione di una centrale termoelettrica con i più moderni sistemi di recupero del gas serra. Nel Sulcis sono a rischio cinquemila posti di lavoro in un territorio che conta già oltre trentamila disoccupati e duemila cassintegrati. Intanto a Bruxelles la Commissione europa ha ancora inviato il pronunciamento dulle tariffe energetiche agevolarte concesse all'Alcoa e per cui è stata avviata una procedura di infrazione. Se la Commissione dovesse bocciare il provvedimento l'Alcoa rischia di dover pagare 400 milioni di euro. La multinazionale ha già annunciato che in questo caso chiuderebbe le fabbriche sarde e toscane. Per evitare questo rischio domani un primo gruppo di lavoratori dell'Alcoa (che ieri hanno incontrato il vescovo di Iglesias Pietro Paolo Zedda) partirà per Roma per incontrarsi con alcuni parlamentari. mercoledì un altro folto gruppo di lavoratori li raggiungerà per una nuova protesta davanti alla sede del Governo. I sindaci del Sulcis, invece, hanno rinviato di una settimana la riunione congiunta dei Consigli comunali che si sarebbe dovutasvolgere mercoledì davanti a Palazzo Chigi.
© Riproduzione riservata