Niente domande scomode. Anche perché devono essere concordate preventivamente con lo staff della presidente. 

L’appuntamento è fissato per venerdì 3 ottobre al teatro comunale di San Gavino, ma è già polemica sull’incontro annunciato tra la governatrice, Alessandra Todde, e gli alunni – circa 140 – delle classi quinte dell’istituto di istruzione superiore Marconi-Lussu del paese e del liceo Piga di Villacidro. 

A sollevarla è l’associazione politica Sardegna Chiama Sardegna, che assesta il colpo dopo che i suoi portavoce, Danilo Lampis e Cristiana Cacciapaglia sono venuti in possesso di un documento interno della scuola  nel quale sono date rigide indicazioni sui quesiti che dovranno essere posti a Todde. 

In una scheda riassuntiva, è la denuncia, si legge che «gli studenti vanno preparati» per evitare brutte figure. Ma c’è scritto anche che su richiesta della presidente «no quesiti politici e strumentalizzazioni, no vicende giudiziarie». Sarà «necessario puntare  su domande su temi che li riguardano o li preoccupano, possibilmente legati al territorio come lavoro e opportunità per i giovani, istruzione e formazione, fuga dei cervelli, energie rinnovabili, servizi per i giovani». E comunque «le domande, una volta elaborate, andranno condivise con il responsabile della comunicazione della presidente». 

«Questa impostazione è inaccettabile», accusano Cacciapaglia e Lampis, «la scuola dovrebbe essere una palestra di democrazia, non un palcoscenico di propaganda politica. Stabilire a priori quali domande si possono fare e quali no significa minare la libertà di pensiero degli studenti, svilendo il senso stesso dell’incontro. Non si tratta di educare a un confronto critico, ma di addestrare a un conformismo utile solo a costruire un’immagine positiva della presidente».

In questo modo, secondo i portavoce di Sardegna Chiama Sardegna  «si alimenta la distanza tra giovani e politica, quando invece bisognerebbe avvicinarli al dibattito pubblico e al senso della partecipazione. Non dimentichiamo che molti studenti di quinta superiore hanno già diritto di voto: trattarli come spettatori passivi e non come cittadini a pieno titolo è un grave errore politico ed educativo. Invitiamo studenti e docenti a riflettere e a non prestarsi a questo meccanismo. Se non verranno date garanzie di apertura e libertà nei quesiti, la scelta più coerente è boicottare l’iniziativa».

Enrico Fresu

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