Armandino Corona, che è stato anche presidente del Consiglio regionale della Sardegna e leader sardo del Partito Repubblicano si è spento nel Reparto di Gastroenterologia dell'Ospedale Is Mirrionis, dove era stato ricoverato per un aggravamento improvviso delle sue condizioni. "Mi sono stancato di rappresentare un bersaglio". Così Armandino Corona spiegò il 18 maggio 1995 la scelta di dimettersi dalla massoneria, dopo il rinvio a giudizio per falsa testimonianza nell'ambito dell'inchiesta sul Banco Ambrosiano. Una decisione che suscitò scalpore anche perché era stato proprio lui, a presiedere la Corte centrale del Grand'Oriente d'Italia, istruendo e portando a termine il procedimento che il 31 ottobre 1981 si concluse con l'espulsione di Licio Gelli dalla massoneria. Una vicenda che riecheggiò nelle motivazioni che portarono Corona a lasciare il Grande Oriente D'Italia di cui era stato Gran Maestro dal 1982 al '90. "Da 14 anni in qua è la solita mannaia contro i massoni, ogni volta che c'è un po' di maretta politica nei confronti della massoneria si ricominciano a rincorrere i nomi", disse, inviando la lettera di "rinuncia all'appartenenza" alla sua loggia, la "Hyram" numero 657, di Cagliari, e per conoscenza al presidente del Collegio dei Maestri venerabili della Sardegna, e al Grand' Oriente d'Italia, a Roma. "Io sono un duplice bersaglio: da un lato come Armandino Corona e dall' altro come massone. Questa cosa deve finire. Perciò - concluse, annunciando che le sue dimissioni erano state accettate - ho scisso questo binomio e ora chi deve dire male della massoneria lo dica, e chi deve prendersela con me lo faccia, ma facendo riferimento a fatti specifici".

UNA VITA PER LA POLITICA Oltre al ruolo nella massoneria, Armandino Corona - originario di Villaputzu, piccolo centro del cagliaritano - è stato medico (ha cominciato come medico condotto a Ales, il paese natale di Antonio Gramsci), imprenditore (realizzando a Cagliari alcuni importanti interventi urbanistici) e politico. Segretario regionale del Pri, fu chiamato da Giovanni Spadolini, primo presidente del Consiglio non democristiano dal giugno 1981 al dicembre '82, a guidare la segreteria a Palazzo Chigi. In Sardegna, oltre ad essere stato presidente del Consiglio regionale, è stato assessore degli Affari Generali, carica che ricopre nell'attuale Giunta regionale guidata da Ugo Cappellacci, la figlia Maria Paola, nota come Katy. Il figlio Giorgio è stato consigliere e capogruppo in Consiglio regionale di Forza Italia, partito al quale il padre si era avvicinato fin dalla fondazione.
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