Anche “Le Iene” indagano sulla morte di Manuela Murgia. A rispolverare il caso della giovane 16enne trovata morta sul fondo del canyon di Tuvixeddu nell'inverno del 1995 è stata la trasmissione televisiva di Italia 1 con un servizio di Alessandro Sortino.

Dalle testimonianze della famiglia, alle contraddizioni nei racconti del febbraio 1995, quando la giovane dopo una telefonata uscì di corsa di casa e fu ritrovata solo il giorno dopo morta nel canyon. Per anni si parlò di suicidio, una ipotesi a cui la famiglia (i fratelli Anna, Elisabetta e Gioele) non ha mai creduto.

Nel servizio di Sortino un approfondimento sulla perizia del medico legale Roberto Demontis, che ha motivato la riapertura del caso: secondo la sua ricostruzione, dopo un rapporto che avrebbe lasciato alla ragazza evidenti abrasioni, Manuela sarebbe fuggita e poi sarebbe stata investita dal suo killer (o forse i killer), probabilmente già agonizzante, per poi essere trasportata nel canyon. Ipotesi che trovano riscontro in elementi dell’autopsia originale.

«È una vicenda in cui molte cose devono essere ancora spiegate, dopo 30 anni il mistero della morte di Manuela Murgia potrebbe essere svelato», dice Sortino. «La chiave è rappresentata dai vestiti della ragazza che contengono ancora tracce di Dna, tracce che parlano», sottolinea, «e tra queste potrebbe esserci quello del suo assassino».

Poi l’intervista davanti al tribunale di Cagliari all'ex fidanzato della giovane, Enrico Astero, 54 anni, oggi indagato per la morte della ragazza. L'uomo, che all'epoca dei fatti disse agli inquirenti «non la vedo da dieci giorni», aveva già rilasciato a L'Unione Sarda le prime considerazioni all'indomani dell'iscrizione nel registro degli indagati, dicendosi «sconvolto» per «un incubo» in cui era ripiombato all'improvviso dopo 30 anni. «Fino a prova contraria, quest'uomo che collabora pienamente, è innocente», chiarisce Sortino.

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