Questione di odore. Non profumo, non puzza: odore. Conoscersi vuol dire, prima di tutto e soprattutto, annusarsi. Poi, semmai, scegliere. Di sicuro è l'odore che ci fa sembrare simpatica o antipatica una persona appena conosciuta. È l'odore che fa esplodere la passione, che ci lascia freddi o indifferenti.

Scusi, quindi chi non sente odori fa carriera?

«Certo. Se punti al successo devi dimenticare il naso».

Che però continua a funzionare.

«Naturalmente. Basta non dargli ascolto. Ignorarlo».

Parlare con Fiorella Ferruzzi significa salire sulle montagne russe: saliscendi vertiginosi, silenzi improvvisi, risate fragorose che continuano a stupire perfino Billo e Lilla, i due cani che vivono da sempre con lei. Fiorella crea profumi con essenze naturali ma prima - in una delle sue molte vite passate - ha fatto giornalismo, comunicazione, uffici stampa prestigiosi (Cragnotti, per esempio), anonimo lavoro d'ufficio. «Ho anche venduto enciclopedie ma siccome mi facevano pena quelli a cui stavo rifilando il pacco, ho rinunciato». Una figlia, due matrimoni, tre convivenze. «È mia la colpa se non funziona, gli uomini non c'entrano».

Al di là di un piccolo spaventoso incidente domestico (le è crollato il tetto del soggiorno in testa), la casa di Fiorella - un portoncino qualunque nel centro di Olbia - è una grande finestra affacciata su un minuscolo giardino di agrumi. Il sistema d'allarme pratico ed efficiente: ogni notte, prima di andare a letto, appende un mestolo alla maniglia di una porta-finestra: «Così, se provano ad entrare è come se suonassero il campanello».

Vietato pubblicare l'età (che lascia sbalorditi), le guerre sepolte, le angustie della quotidianità e il resto a deprimere. Sorprendente la cascata di riccioli, che conserva e cura da quand'era ragazza, e il sorriso bianchissimo che fa molto televisione al plasma. Effetto speciale. Nell'album dei ricordi felicemente archiviati ci sono, giusto per stare al piccolo schermo, Rai, Videolina, Sardegna 1 e perfino Verissimo per Mediaset. Poi, naturalmente, radio, giornali, settimanali come l'Europeo . E due libri di poesie.

Per completare un ritratto piuttosto difficile da mettere a fuoco per mancanza assoluta di tregue e di quiete, bisogna aggiungere che Fiorella Ferruzzi è nata in un borgo minerario (Ingurtosu) ma da quel momento in poi non ha smesso di spostarsi: Arborea, Villasor, Musei, Guspini, Oristano, Sassari, Cagliari, Vercelli, Prato, Ferrara, Palermo, Roma, Bologna, Ile Rousse in Corsica, Tozeur (Tunisia). E adesso, da appena un anno, Olbia. Perché proprio Olbia? «Per scoprire gente nuova, ricominciare».

Due fratelli, figlia di una «donna che è stata bellissima e di un uomo fascinoso», racconta d'essere stata offerta in dono ai nonni quando aveva appena quattordici mesi. Le ragioni profonde di questo trasloco non le ha mai comprese del tutto. Il segno però è rimasto e fa ancora male. A casa, quella vera, non dei nonni, è tornata solo quando aveva tredici anni. «E ho toccato la felicità con un dito». La scuola, la campagna, un padre e una madre finalmente. «I miei nonni sono stati affettuosissimi ma non erano i miei genitori». Tutto questo ha squadernato un carattere ipersensibile, una spugna di gioia e malinconie.

Come si fa a passare dal giornalismo ai profumi?

«Sempre di comunicazione si tratta. Il profumo è comunicazione olfattiva. O volete negare che un profumo parli e racconti moltissimo di una persona o di un luogo?»

Di un luogo?

«Pensate all'odore della stalla, all'erba appena tagliata, a quello delle drogherie, delle cartolibrerie, al profumo triste delle sale d'attesa. Mai accorto che le sale d'attesa hanno un odore? Una canzone di Eugenio Finardi diceva: l'amore non è nel cuore ma è il riconoscersi dall'odore ».

Poi ci sono i talebani. Gianna Nannini: voglio il tuo profumo...

«Giustissimo. Il profumo della pelle è quello che la vince, sempre. Sarà un caso ma quando non sopporti più un uomo inizi a detestare, prima di tutto, il suo odore».

Come nasce l'idea di creare profumi?

«Sono fattiva, mi piace andare avanti, rinnovarmi. L'area limbica del cervello, quella che registra un profumo, si occupa della parte non razionale di noi. Il profumo scavalca la razionalità e ti fa precipitare nel passato, nel ricordo di un attimo, di un incontro».

Qual è la differenza tra le sue creazioni e quelle che ci smarronano sui giornali?

«Totale. Da uno spot mica puoi sentire o apprezzare un profumo. Lo compri perché ti ha convinto la pubblicità. Io faccio profumi personalizzati, lavoro sulla persona, propongo un prodotto che non ha duplicati, è unico».

Il mercato offre già moltissimo.

«Nella stragrande maggioranza si tratta di profumi sintetici, spesso al limite delle norme di legge. Intendiamoci, alcuni (penso a Guerlain) sono di grande qualità. Ma il profumo naturale, creato con olii essenziali della flora sarda, è un'altra cosa».

Come procede?

«Io faccio sentire una serie di essenze, si fa una selezione e successivamente può nascere una fragranza che è fatta apposta per chi l'ha chiesta. Riesco a preparare al massimo due profumi al giorno».

Faticoso?

«Molto. Serve concentrazione, equilibrio, precisione assoluta».

Costo?

«Dai cinquanta ai centocinquanta euro per un flacone da 50 millilitri».

Non sono prezzi ultrapopolari.

«Considerate che dieci millilitri di olio essenziale di rosa costano a me 120 euro. Poi, se fate bene i conti, i prezzi si avvicinano ai listini dei grandi magazzini. Con una differenza: quel profumo ce l'hai tu e soltanto tu. Eppoi, io non faccio solo un discorso olfattivo».

E che altro?

«C'è sempre un motivo perché si sceglie proprio quella essenza e non un'altra. Dall'essenza si risale al profilo psicologico».

Dimmi che profumo usi e ti dirò chi sei.

«Senza dubbio. Chi sceglie gli agrumi ha bisogno di energia, di trovare nuovi colori, specie d'inverno. Chi sceglie le spezie ha invece necessità di coccole, sta attraversando una fase in cui l'autostima non è al massimo e urge conforto. È un arricchimento fare profumi».

In euro.

«No. Parlo di arricchimento interiore. Ho scoperto un'umanità piena di sicurezze ma anche di insicurezze, di problemi ma anche di desideri».

Chissà la ressa di metalmeccanici.

«Questo è un errore in cui cadono quasi tutti. Poveri e ricchi adoperano il profumo. E chi adopera un profumo ha, nel novanta per cento dei casi, consapevolezza di quello che vuole. Vale per il cliente di Roma che pretendeva solo agrumi e per quello di Putzu Idu».

Perché, anche a Putzu Idu...

«Una commerciante appena appena avanti con gli anni ha voluto fortissimamente un profumo che la facesse sentire regina».

Regina.

«Cercava un'essenza che l'aiutasse a non avere più timidezza, che le infondesse amore di se stessa, che l'aiutasse a scoprire una vita nuova».

Tutto questo in un profumo?

«Certo: perché il profumo è una nostra impronta. Mai sentito qualcuno dire: questo è il profumo che adopera tizio . Nel caso degli olii essenziali il discorso diventa ancora più personale perché l'organismo, la pelle, trasformano la fragranza marcandola in modo unico, esclusivo. Anche se...».

Anche se?

«Un grande esperto ha detto che il profumo deve seguirti fuori dall'ascensore. Ammorbare o gasare il prossimo, insomma, non è segno né di buon gusto né di eleganza. Però ci sono anche quelli senza speranza».

Vuol dire che puzzano sempre e irrimediabilmente?

«Ci sono, certo: è tutto legato all'alimentazione. L'odore di un vegeteriano non è uguale a quello di un carnivoro. Siamo quello che mangiamo, non bisogna dimenticarlo».

Lei non potrebbe creare un profumo a distanza, via mail per esempio.

«Lo faccio invece, e regolarmente. L'importante è affrontare prima un certo questionario, rispondere sinceramente a domande precise che riguardano gusti e abitudini personali».

Artemisia, elicriso, rosmarino, menta puleggia (che ha ispirato anche una bella poesia erotico-ambientalista): Fiorella Ferruzzi si rifornisce a Isili da un grande esperto di erbe (Giorgio Garau) mentre gli olii essenziali vengono distillati a Nuragus. La Sardegna, salvo casi eccezionali, non sfrutta questo settore. A Nuoro un gioielliere ha chiesto aiuto a un naso della Provenza per lanciare un nuovo profumo sul mercato, altri producono creme naturali, ad Alghero c'è un' Acqua di Sardegna ma è chimica. L'amministrazione regionale ha ignorato consistenti finanziamenti europei nonostante abbia a disposizione, come dire?, una miniera a cielo aperto di fragranze naturali.

Pentimenti.

«Manco uno. Non rifarei mai quello che ho già fatto. Mi consola mia figlia, mi consola la poesia, i miei cani. Più passa il tempo, più mi rendo conto che bisogna imparare a essere essenziali».

Essenziali, come?

«Un tempo lontanissimo avevo necessità di almeno due camion per ogni trasloco: le mie cose erano molte, troppe, ingombranti. Oggi un furgoncino basta e avanza per farmi cambiare indirizzo senza dimenticare niente».

Tanto, per ricordare basta un profumo.

«Giusto. Perché dentro un profumo ci siamo tutti. La memoria è un profumo».

pisano@unionesarda.it
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