La Corte costituzionale ha bocciato il commissariamento delle aziende sanitarie della Sardegna. 

La Consulta, con sentenza depositata oggi,  ha ritenuto illegittimo l’articolo 14 comma 1 della legge regionale numero 8/2025 approvata a marzo – che aveva mandato a casa i manager -  poiché non modifica l’assetto generale del sistema sanitario regionale, quindi non rispetta i presupposti richiesti dalla giurisprudenza costituzionale per  l’istituto dello strumento del commissariamento. Per giustificarlo sarebbe stata  necessaria una riforma.

In particolare la Corte Costituzionale ha affermato che la legge regionale ha lasciato intatto il sistema di assetto organizzativo istituzionale della Sanità isolana.

Il rischio, adesso,  è che possano emergere problemi sulla permanenza in carica degli attuali commissari e anche l’impossibilità, per la Regione,  di nominare i nuovi direttori generali come annunciato dal presidente Alessandra Todde. 
Sotto il profilo risarcitorio i direttori generali dichiarati decaduti  a settembre potrebbero avanzare nei confronti della Regione delle richieste di danni.

La Corte ha bocciato anche l’articolo 6 della legge, che stabiliva i criteri per la creazione degli elenchi degli aspiranti direttori sanitari e amministrativi delle Asl e permetteva la loro sostituzione: tutto illegittimo. 

La Regione 

La reazione della Regione arriva con una nota impersonale: «Gli uffici della Regione sono già a lavoro per analizzare la sentenza della Corte e nelle prossime ore si valuteranno con attenzione tutti gli aspetti relativi e le azioni da intraprendere. Il nostro percorso di rilancio della sanità sarda, nel solo interesse dei cittadini sardi e del diritto alla cura, non è in alcun modo in discussione»: così fonti vicino alla presidenza.

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