L'ombra della pedofilia su Facebook:adescati anche giovani cagliaritani
Il social network non consente l'utilizzo ai minorenni. Ma i giovanissimi riescono ad aggirare l'ostacolo. E finiscono nel mirino dei pedofili. La Polizia postale cagliaritana sta indagando su alcuni maniaci della Penisola (non sono coinvolti sardi) che hanno adescato giovanissimi cagliaritaniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
È il nuovo strumento di comunicazione. Ma Facebook, il social network con oltre seicento milioni di utenti in tutto il mondo (dieci milioni solo in Italia), è diventato anche una sorta di supermarket per i pedofili. E, purtroppo, gli “scaffali” sono anche in Sardegna: in questi giorni, la Polizia postale sta indagando su una serie di casi. Pedofili della Penisola si sono messi in contatto con minorenni sardi. «Ma in questa fase non è il caso di fornire ulteriori dettagli», afferma l'ispettore capo della Polpost Roberto Manca. È poco consolante il fatto che, in questo caso, non ci siano pedofili sardi. «Questo non significa che in sardegna non ci siano pedofili». Questi personaggi utilizzano uno strumento (apparentemente) innocuo come Facebook e riescono a carpire la fiducia dei minorenni, fingendosi di essere teenager.
L'ESCAMOTAGE Ma com'è possibile che il social network sia diventato terreno di caccia per questi personaggi? Le regole del social network sono (o, forse, sarebbe il caso di dire, dovrebbero essere) ferree: non si può diventare utenti se non si è maggiorenni: se qualche minorenne tenta di iscriversi digitando la sua vera data di nascita, viene respinto. «Ma il divieto», spiega Manca, «viene aggirato facilmente: qualcuno non mette la data di nascita, altri scrivono giorno e mese giusto ma si attribuiscono qualche anno in più».
L'INGENUITÀ Così entrano nel “fantastico mondo di Facebook”. Dove si muovono con l'ingenuità dell'età infantile (o quasi). Pubblicano qualunque genere di foto (senza sapere che queste diventano di proprietà della società che può farne l'uso che vuole). Anche immagini che suscitano gli appetiti dei maniaci. Una ragazzina di una scuola media cagliaritana, per esempio, ha pubblicato una cartella di foto scattate in spiaggia che la ritraggono in costume da bagno. Una potenziale vittima facilmente identificabile perché, nel suo profilo, appaiono nome, cognome, nomi dei compagni di classe e, appunto, la scuola che frequenta. «Non l'unico caso: ci siamo ritrovati davanti a ragazzine in pose quasi sconce».
IL CONTROLLO Una situazione che lascia perplesso Manca e la responsabile della Polizia postale Annamaria Mazziotto. «Ma dove sono i genitori? Facebook è uno strumento meraviglioso, importantissimo sia dal punto di vista psicologico che da quello sociologico. Ma va gestito. E, da questo punto di vista, la figura dei genitori risulta fondamentale». Invece, i ragazzini vengono lasciati soli davanti al computer e, senza rendersene conto, diventano potenziali vittime. Anche perché, a dispetto di eventuali dati falsi, la loro età risulta chiaramente dal profilo: foto con scritte nelle quali si alternano casualmente lettere maiuscole e minuscole; ragazzi dalla “famiglia allargata”, visto che mettono nella “carta d'identità” come fratelli e sorelle tutti i compagni di classe. Un vero e proprio supermarket per maniaci sessuali.
MARCELLO COCCO