La Corte costituzionale ha bocciato la legge sarda che consente quattro mandati consecutivi ai sindaci dei Comuni con popolazione fino a tremila abitanti, e tre a quelli dei paesi con popolazione fino a cinquemila abitanti. 

Non rispetta la carta fondamentale, quindi, la norma introdotta con il riordino degli enti locali approvato ad aprile dell’anno scorso: il diritto all’elettorato passivo, per la Consulta, è materia che deve essere regolamentata dalla legislazione statale, in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. 

E nelle altre regioni, si legge in una nota della Corte, «i sindaci dei Comuni con popolazione inferiore a cinquemila abitanti possono svolgere tre mandati consecutivi e i sindaci degli altri comuni due». 

La legge sarda è in contrasto «con il principio previsto all’articolo 51 della Costituzione. Quest’ultimo, a tutela del diritto fondamentale di elettorato passivo, esige che tutti i cittadini dell’uno e dell’altro sesso possano accedere alle cariche elettive in condizioni di uguaglianza». 

Nella sentenza è spiegato che la previsione del numero massimo dei mandati elettivi consecutivi dei sindaci, «introdotta come ponderato contraltare alla loro elezione diretta, serve a garantire vari diritti e principi di rango costituzionale: la par condicio effettiva tra i candidati, la libertà di voto dei singoli elettori e la genuinità complessiva della competizione elettorale, il fisiologico ricambio della classe politica e, in definitiva, la stessa democraticità degli enti locali».

(Unioneonline/E.Fr.)

© Riproduzione riservata