Iglesias, rapina al distributore Agip:commerciante salvato da un poliziotto
Si chiama Carlo Mura, ha 64 anni ed è la vittima della rapina di martedì sera nel distributore di viale Villa di Chiesa. «Mi hanno spruzzato lo spray al peperoncino negli occhi - racconta - non vedevo nulla».«Mi hanno sorpreso. Spaventato no: non ho avuto il tempo»: Carlo Mura, 64 anni, di Monserrato, titolare di un'attività commerciale nel cuore di Iglesias, è la vittima della rapina messa a segno alle 19,40 di martedì nel distributore Agip di viale Villa di Chiesa. L'hanno aggredito in due e, nonostante l'intervento di un poliziotto fuori servizio, gli hanno portato via l'auto, un'Alfa Romeo 156 nera, motore 1.9 turbo diesel: a bordo, il suo giaccone, le chiavi di casa e quelle del negozio, la patente («così sanno pure dove abito»), un paio d'occhiali ma non l'incasso della giornata.
BRUCIORE TERRIBILE Alto, ben piazzato, l'imprenditore non dà l'impressione dell'uomo inerme. E nulla, nel suo aspetto, tradisce la notte passata in ospedale e la diagnosi per cui i medici del Santa Barbara gli hanno assegnato cinque giorni di cure: iperemia congiuntivale, cioè arrossamento degli occhi. «Me li hanno lavati con cura e mi hanno messo una crema protettiva sul viso», spiega. «Non auguro a nessuno di sperimentare cosa si prova quando ti spruzzano in faccia lo spray al peperoncino. Il bruciore è terribile, come un'ustione solare. Non riesci a non strizzare gli occhi, ti cola la bava dalla bocca».
RICERCHE Dei rapinatori, entrambi sui 25 anni, nessuna traccia. Hanno agito a volto scoperto ma il distributore non ha un impianto di videosorveglianza. Ieri mattina gli investigatori hanno notato dell'erba calpestata dietro un albero poco distante: i due erano lì, appostati per aggredire il primo che fosse passato. Il primo con una bella macchina e l'aspetto di chi ha il portafogli ben farcito. Gli uomini del commissariato, coordinati dal dirigente Gabriella Comi, li hanno cercati inutilmente in città. Nessun segno nemmeno a Cagliari, dove le pattuglie della Questura, impegnate in un servizio di controllo, erano allertate. Né a Carbonia, dove erano stati avvertiti polizia e carabinieri.
L'AGGUATO «Me li sono trovati alle spalle d'improvviso», racconta Carlo Mura. «Stavo ripulendo la macchina perché qualcuno aveva rimesso a posto la pistola del gasolio lasciando il gancetto inserito e staccandola avevo schizzato uno sportello. C'era anche un altro cliente; appena è ripartito, mi son sentito chiamare alle spalle: Oh! oh! oh! Il tempo di voltarmi e mi hanno spruzzato lo spray in faccia. Lì per lì non ho sentito dolore: ho anche cercato di colpire uno dei due con un pugno, ma mi è arrivato un secondo spruzzo. Stavolta lo spray mi è entrato anche in bocca. Ed è arrivato il bruciore, terribile. Urlando, con gli occhi chiusi, sono inciampato nel tubo e sono caduto all'indietro: ho avuto la prontezza di chinare la testa per non sbattere la nuca e di rimettermi subito in piedi. Uno era già al volante. Ho tirato un pugno al finestrino, ma quello ha trovato le chiavi e ha messo in moto. L'altro mi guardava: in quel momento ho avuto la sensazione che il loro obiettivo non fosse l'auto. Che volevano i soldi».
L'ANGELO Ci sarebbero riusciti se per puro caso, in quel momento, non fosse passato di lì un poliziotto appena smontato dal servizio, l'agente Dario Ibba. «Un angelo», sorride Mura. «Non fosse stato per lui, mi avrebbero gonfiato di botte. Cercavo disperatamente di tenere aperto uno spiraglio fra le palpebre e l'ho visto afferrare per un braccio il secondo rapinatore che saltava a bordo sul lato passeggero. Quello però si è girato e gli ha assestato un calcio in pieno sterno». Un dettaglio che gli investigatori tengono in considerazione: quel calcio, sferrato in condizioni di equilibrio precario, ha tutta l'aria di un gesto non casuale. Il gesto di qualcuno che ha consuetudine con le arti marziali.
MARCO NOCE