I quattro milioni di CarboniAsse Forlì-Iglesias-Firenze
Ricostruiti i movimenti di denaro: i bonifici di due investitori romagnoli e i versamenti della Pau a Verdini. Di ANTHONY MURONIIl filo rosso che unisce Flavio Carboni a Denis Verdini e ai finanziatori che hanno dato gambe al progetto per mettere le mani sul business-eolico in Sardegna si dirama tra la Romagna e la Sardegna, con tappa finale in Toscana. È seguendo le tracce di un grosso movimento di denaro che gli investigatori hanno individuato il triangolo Forlì-Iglesias-Campi Bisenzio, facendo fare un salto di qualità all'indagine. Perché, raccomandazioni per nomine e nuovi regolamenti a parte, i pm di Roma sono alla ricerca del vero cuore dell'inchiesta: i soldi che sono passati di mano, con destinatari e motivazioni ancora ignote.
IL FILO ROSSO L'epicentro degli affari è Forlì, ricca cittadina romagnola e Flavio Carboni ci sarebbe arrivato grazie a Denis Verdini e Marcello Dell'Utri. Il primo a stretto contatto con la città che conta, grazie al suo ruolo di coordinatore nazionale del Pdl. Il secondo diventato protagonista dell'attività culturale del territorio grazie all'acquisto dei diari inediti di Benito Mussolini, che avrebbero favorito una sua assidua presenza nella vicina Predappio. Intercettando il telefono di Carboni, i carabinieri sono risaliti ai suoi contatti. C'è tutta la città che conta: Alessandro Alverani e la moglie Serena Salvigni, Cristiano Ragni e Matteo Cosmi, senza scordare il commercialista Fabio Porcellini e suo suocero Alessandro Fornari, ricco imprenditore con interesse nel ramo immobiliare.
GLI INVESTITORI A Fabio Porcellini e Alessandro Fornari i giudici sono arrivati partendo dalla società Sardinia Reneweble energy project di Forlì, intestataria dei bonifici (per quasi 4 milioni di euro) dei quali sono state beneficiarie la moglie e un'amica di Carboni. La società è stata costituita proprio per tentare lo sbarco in Sardegna e che non risulta mai avere presentato domande per ottenere autorizzazioni. Ha sede legale in piazza Ordelaffi, a Forlì, nello studio da commercialista di Fabio Porcellini. Lo stesso uomo col quale Carboni si intrattiene al telefono l'11 novembre del 2009, dicendogli «ci serve grana!».
JOINT VENTURE Il capitale sociale è di 20 mila euro, di proprietà delle finanziarie Glasspack e Ris Real Estate, due compagini che hanno a loro volta sede nello studio del giovane commercialista forlivese. Un professionista molto in vista e di buona famiglia. Suo fratello Giuseppe è ortopedico di fama mondiale (ha in cura i motociclisti Valentino Rossi e Marco Melandri), mentre sua moglie è figlia di Alessandro Fornari, 59 anni, a lungo titolare dell'Infia (acquistata dieci anni fa e poi rivenduta a una multinazionale, con un'enorme plusvalenza) e amministratore unico della Sardinia Reneweble energy project. Fornari ha poi investito nel mattone e, ora, nel settore delle energie rinnovabili.
I CAPITALI L'Infia è una grossa realtà produttiva con oltre 400 dipendenti suddivisi in due stabilimenti. Il primo (di oltre 135 mila metri quadri) è a Bertinoro (vicino Forlì), mentre il secondo è a Valencia, in Spagna. Della partita è anche il consulente finanziario Matteo Cosmi, residente a Carpena, ma molto conosciuto a Forlì per il suo ruolo di mediatore d'affari.
CASA VERDINI Di Cosmi si parla diffusamente nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Carboni: secondo il Gip De Donato è, infatti, presente al vertice che si è tenuto il 21 ottobre del 2009 a casa Verdini. Incontro al quale avrebbero partecipato sia lui che l'uomo d'affari di Torralba, mentre incerta è la presenza del governatore Ugo Cappellacci. Il giudice per le indagini preliminari lo colloca a palazzo Pecci Blunt basandosi su quanto Carboni dice al telefono con Ignazio Farris. E ritiene che Porcellini e Fornari mettano a disposizione di Carboni i soldi perché ci sono da sistemare le cose con la politica, esclusivamente «col nostro gruppo romano». Con l'intesa che alla società romagnola sarebbe stato poi assegnato un ruolo di primo piano nella gestione dei parchi eolici.
I VERSAMENTI I soldi dalla Sardinia Reneweble energy project sono arrivati in quattro tranche: la prima da 850 mila euro (tra il 29 giugno e il 16 settembre 2009), una seconda da un milione (il 1 ottobre), terza e quarta (da 997 mila e 845 mila euro) il 18 novembre, a seguito delle insistenze di Carboni. Tre sui conti intestati alla moglie del faccendiere di Torralba e un'altra attraverso un assegno, direttamente sul conto corrente dell'Unicredit di Iglesias, intestato alla sua convivente Antonella Pau.
L'IPOTESI Il sospetto è che quei soldi siano stati utilizzati da Carboni per pagare una tangente (mascherata da contributo per l'acquisto del 30 per cento di un'azienda editoriale), a Denis Verdini. Versamento che i magistrati pensano sia riconducibile alle pressioni che il coordinatore azzurro ha esercitato per facilitare lo sbarco in Sardegna del comitato d'affari che voleva mettere le mani sull'affare-eolico.
I VERSAMENTI Quelli contestati sull'asse Iglesias-Campi Bisenzio sono cinque: due effettuati da Antonella Pau e tre da Pino Tomassetti, autista e collaboratore di Carboni. Il primo è del 5 giugno 2009: 20 assegni da 12.500 euro, per complessivi 250 mila euro. Un mese dopo (il 10 luglio) altri 23 titoli da 10 mila euro e uno da 20 mila, per complessivi 250 mila. Il 2 ottobre 16 assegni da 12.500, per un totale di 200 mila e il 27 novembre altri 4 da 12.500, per complessivi 50 mila. Il quadro si compone definitivamente il 24 dicembre, con altri 4 titoli da 12.500 euro, per un totale di 50 mila. Ottocentomila euro con una causale comune: versamento in conto/aumento capitale e versamento per cessione preliminare.