Disabili e minore picchiate dal branco, il gip non crede alle vittime: scarcerati
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Colpo di scena nella vicenda del brutale raid notturno ai danni di una casalinga di Olbia, delle figlie disabili e di una nipote di 16 anni, che la notte del 24 aprile scorso sarebbero state picchiate con un tubo di ferro e avrebbero subito violenze di ogni genere, per essere costrette a lasciare l'appartamento che occupano da mesi.
Il gip di Tempio, Elisabetta Carta, ha revocato la misura degli arresti domiciliari per i cinque olbiesi accusati di tentato omicidio, violenza sessuale e sequestro di persona.
Si tratta di Giorgio Ciaddu, del figlio Cristian, proprietari dell'appartamento, e degli amici di quest'ultimo, Andrea Barca, Igor Azara e Mirko Zoccheddu.
Il gip, sulla base di una serie di elementi forniti dai difensori (Marco Petitta, Fabrizio Deiana, Michele Ponsano, Angelo Merlini, Cristina Melis, Roberta Campesi e Mario Delitala) ha individuato gravi incongruenze nella ricostruzione dei fatti, fornita dalle vittime. In realtà il giudice parla apertamente di problemi di attendibilità delle stesse vittime.
Le quattro donne che si trovavano nella casa dove è avvenuta l'irruzione, hanno fornito versioni diverse. Per i Ciaddu e per Andrea Barca, ora sono stati disposti il divieto di avvicinamento alle presunte vittime e l'obbligo di firma, per Zoccheddu e Azara, che avevano risposto a tutte le domande del gip, solo l'obbligo di firma. Il pm Ginevra Grilletti sta proseguendo le indagini sulla vicenda.