Una popolazione, quella di Arzachena, che dall’inizio dell’anno è diminuita di 55 persone; un dato sebbene parziale in controtendenza rispetto al costante aumento negli ultimi anni, determinato, in questo 2025, in buona parte da una sorta di emorragia emigratoria ovvero di persone che in questi mesi hanno trasferito la loro residenza altrove.

Sono state 34 a gennaio, 23 a febbraio, ben 51 a marzo, 22 aprile e già in questo mese di maggio, prima quindicina, in 26, per un totale di 156 persone; fenomeno questo che solo in parte è stato compensato dal tasso contrario, immigratorio. A tal proposito si noti che nel 2024 il tasso immigratorio, a fine anno, era stato addirittura superiore a quello emigratorio e così anche nel 2023.

E ad accentuare il segno negativo della popolazione di questi primi mesi dell’anno s’aggiunge il rimarchevole scompenso ormai usuale, tra tasso di mortalità e tasso di natalità (53 morti e 34 nati). Per quanto riguarda Arzachena, è bene sottolineare che rispetto ad altri comuni sardi, i tassi migratori non sono strettamente legati a popolazioni che arrivano da zona del mondo più povere o in condizioni di guerra ma c’è anche una certa percentuale di europei e non solo, dal censo ragguardevole, che per motivi diversi comprendono qui la residenza.

Secondo l’assessore ai servizi sociali Alessandro Careddu «una delle cause è attribuibile alla carenza di abitazioni disponibili per locazioni annuali; i proprietari preferiscono affittarle a fini turistici, più remunerativi»; avere uno sfratto, non trovar casa o comunque a prezzi sostenibili, e con salari non eccezionali e magari stagionali rappresenta un grosso problema che per molti può diventare insormontabile tanto da indurli ad andare via. E l’assessore Careddu fa riferimento anche alle giovani coppie di Arzachena che hanno difficoltà a trovare casa e vanno a fissare loro dimora nei paesi vicini, non turistici possibilmente. Ma sono soltanto questi i motivi?

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