Arzachena, gli stazzi: civiltà del passato o ponte verso il futuro?
Un approfondimento nel libro di Giuseppe ContiniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Ad Arzachena, “il Comune della Costa Smeralda”, nei giorni scorsi si è parlato degli stazzi, ovvero di quelle piccole realtà rurali autarchiche, che per secoli sono state una peculiarità della Gallura, rappresentando quella che viene definita la “Civiltà degli stazzi”, la cui estinzione è iniziata nel dopoguerra per completarsi con l’avvento - circa sessant’anni fa, di quella che è stata una vera e propria rivoluzione, dal punto di vista economico, sociale e culturale - della Costa Smeralda.
Di quel mondo degli stazzi, di quella “civiltà” oggi, nelle campagne di Arzachena non rimangono in buona parte che dei ruderi abbandonati, deserti e silenziosi; che sono quelli che ha visitato per anni, fotografandoli, Giuseppe Contini, che ne ha pubblicato recentemente il libro, edito da Delfino, dal titolo “Il sentiero degli stazzi, alla ricerca della rosa canina”.
Un argomento estremamente interessante evidentemente, considerata la massiccia presenza di pubblico, alla sua presentazione, avvenuta recentemente presso la biblioteca comunale, Manlio Brigaglia. Ma il messaggio lanciato nel corso della presentazione non è stato solamente quello di un nostalgico ricordo di un tempo passato e che fu ma quello, lanciato nel presente e proiettato verso il futuro, di una “rimodulazione” di quelle antiche strutture, le quali, senza cancellarne la preziosa identità, possono essere adeguatamente ristrutturate e utilizzate in maniera economico-turistica , ed in linea con i tempi che viviamo. Cosa che peraltro viene già fatta in alcuni di essi come ha ben testimoniato Agostino Columbano, che nell’antico stazzo di famiglia ha impiantato, insieme ai familiari, un’attività turistico-ricettiva, esperienziale, con attenzione all’identità storico-culturale del luogo e piccolo museo. Il tutto però con un' ulteriore riflessione, che è anche l’auspicio, in qualche maniera, espresso da Giuseppe Contini, autore del libro. Non è non soltanto dal punto di vista turistico, che quelle strutture possono essere rilanciate - considerato che, in fin dei conti - la stagione turistica non va molto oltre i quattro mesi, piuttosto anche da quello produttivo; e questo anche oltre l’attuale concezione di agriturismo. Andando oltre nel ragionamento si potrebbe pensare inoltre, in termini di allevamenti e agricoltura, certamente non intensivi e neanche di grandi dimensioni, considerata la morfologia della Gallura. Puntando piuttosto verso una produzione green, di nicchia o non molto di più, autenticamente genuina. Il che sarebbe una prima risposta a quella che è diventata la “monocultura” del turismo alla quale forse è bene pensare non tanto ad alternative, almeno per il momento, quanto ad integrazioni ed iniziative complementari, credibili e soprattutto economicamente sostenibili.
Gli stazzi dunque da ritenere non solo quale ricordo di una civiltà del passato ma quale ponte verso il futuro.

