In un Comune come quello di La Maddalena, che si fregia da tempo della Bandiera Lilla (che attesta attenzione e sensibilità verso il turismo con disabilità motoria, visiva, auditiva e patologie alimentari), non potevano mancare, anche al Compendio Garibaldino di Caprera, gli abbattimenti delle barriere architettoniche per renderlo il più possibile fruibile a tutti.

Sono stati tre gli interventi più significativi (un altro c’è stato al Memoriale Garibaldi di Forte Arbuticci) realizzati recentemente, dei quali usufruiscono i visitatori il cui numero, con l’inizio della bella e turistica stagione, inizia ad aumentare sensibilmente.

Il primo è stato realizzato presso la grande stalla che raccoglie i “cimeli” di quello che è stato Garibaldi agricoltore e allevatore, con una pavimentazione in granito e canalette di scorrimento dei reflui.

«Nella stalla esisteva una barriera architettonica importante – afferma Sergio Cappai, direttore dei Musei Garibaldini di Caprera - con alcuni gradini che rendevano difficoltoso l’accesso; qui il visitatore poteva arrivare solo in una piccola area, recintata, per tutelare la pavimentazione storica e quanto contenuto».

Ora è stata realizzata un’ampia passerella in metallo e legno teak, amovibile, che mettendo in piano l’accesso esterno con quell’interno consente una comoda visione del contenuto della stalla, anche ad un buon numero di persone contemporaneamente, consentendo inoltre di avvicinarsi maggiormente a ciò che esposto. Altro intervento è stato realizzato esternamente alla “Casa di ferro”, che contiene la Biblioteca di Garibaldi, a suo tempo catalogata e riordinata ma al momento non visitabile.

Altra pedana ugualmente in metallo e teak (che affianca alcuni gradini), è stata realizzata per raggiungere il cortile che collega la camera nella quale spirò Garibaldi, contenente il suo letto di morte rivolto verso la Corsica, e l'area nella quale si trova il famoso e imponente busto bianco di Garibaldi, realizzato Luigi Bistolfi, per poi imboccare il viale che raggiunge le tombe.

«Della camera di morte fino al primo mulino e al busto – afferma il direttore Cappai - c’è adesso una continuità che consente a chiunque di poter procedere senza cambi di percorso». 

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