La Procura della Repubblica di Cagliari ha chiuso l'inchiesta sul crack della ex Ila di Portovesme, l'azienda del Sulcis specializzata nella lavorazione dell'alluminio che, dopo la sua privatizzazione, era fallita nel 2009, attivando procedure di mobilità e cassa integrazione per circa 190 dipendenti e finendo nel mirino della Guardia di Finanza e della Procura.

Nei giorni scorsi il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia ha notificato gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari a 22 indagati, tre dei quali potrebbero però optare per un rito alternativo. Si tratta di Roberto Carboni, 64 anni, di Cagliari, difeso da Guido Manca Bitti e Francesco Atzori, Andrea Binetti, 57, di Savona, assistito da Patrizio Rovelli, e Stefania Gambacorta, 55 anni, di Carbonia, difesa da Carlo Monaldi. I tre, nel maggio dello scorso anno, erano stati i destinatari di un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del Tribunale Alessandro Castello e chiesta dal pm Pilia che aveva anche portato al sequestro di ville, auto e conti correnti per il valore di circa 6 milioni di euro.

Escono invece di scena alcuni sindaci dell'ex Ila: archiviate le posizioni di Giovanni Menardi, Antonello Melis e Luciano Peri. Archiviata l'ipotesi di bancarotta fraudolenta anche per altre tre persone, Antonio Muscas, Luigi Piano e Caterina Arca, che restano comunque indagate per bancarotta semplice.

Nell'estate scorsa erano usciti dall'inchiesta perché estranei alla vicenda, Paolo Massitta, Luigi Pozzoli, Gianluca Fadda, Stefano Scano ed il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, indagato in qualità di consulente tecnico del pubblico ministero che, dieci anni prima, aveva aperto un'indagine per truffa. Dopo una iniziale contestazione di concorso in bancarotta Cappellacci è stato poi accusato dalla Procura di falso ideologico e favoreggiamento, reati non più perseguibili perché prescritti ormai da tempo.

Completata l'inchiesta, il titolare del fascicolo ha iniziato a notificare gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari ai 22 indagati. Le accuse contestate ad ex amministratori societari, sindaci e imprenditori vanno dalla bancarotta alla truffa, passando per altre contestazioni di natura contabile.
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