«Eto'o paghi trentamila euro al mese»La madre della figlia si appella al giudice
Nessun giudice potrà mai imporre a Samuel Eto'o di voler bene alla figlia. E allora la madre, Anna Barranca, di Carbonia, si rivolge al Tribunale di Cagliari per chiedere l'adeguamento dell'assegno: da 3.500 a 30.000 euro. Il giudice ha detto no al sequestro in via d'urgenza di un milione e mezzo di euro presso l'Inter. LEGGI L'ARTICOLO COMPLETO SU L'UNIONE SARDAPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La battaglia continua. E questa volta la posta in gioco è alta. Altissima: trentamila euro. Al mese.
La donna di Carbonia che nel 2001 ha avuto una figlia dall'asso camerunense Samuel Eto'o non si dà per vinta. Il padre non ha alcuna intenzione di conoscere la figlia, vederla, frequentarla, come invece fa con gli altri quattro avuti da altrettante donne diverse? Allora paghi. Paghi in base al suo reddito milionario. Tremilacinquecento euro sono pochi per uno che guadagna dieci milioni all'anno. Deve sborsare di più. Molto di più. E se non saranno trentamila comunque non potranno essere meno di diecimila euro mensili, perché l'assegno di mantenimento della figlia deve essere adeguato al reddito del calciatore in forza all'Inter.
Anna Maria Barranca, 42 anni, vive a Quartu, guadagna non più di 400 euro al mese come parrucchiera e non ha parenti in grado di aiutarla, così ha presentato due istanze al Tribunale civile di Cagliari. Con la prima chiedeva una doppia decisione, urgente: l'aumento dell'assegno a 7.500 euro e il sequestro presso l'Inter (datore di lavoro del calciatore) di un milione e mezzo di euro a garanzia dei pagamenti fino a quando la figlia compirà 18 anni. Ma il giudice Emanuela Cugusi ha detto no: la sentenza è dello scorso 6 ottobre anche se la notizia è filtrata soltanto ora. Con la seconda causa la madre della figlia di Eto'o chiede l'adeguamento dell'assegno di mantenimento fino a 30.000 euro, richiesta che di recente sarebbe stata più che dimezzata. Si vedrà il 3 marzo, all'udienza per la precisazione delle conclusioni.
MARIA FRANCESCA CHIAPPE